Muore senza cure: era timido

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Di Ennio Chiodi

Francesco aveva 14 anni quando è morto in un ospedale di Perugia nel gennaio del 2024 dopo mesi di sofferenza alleviata solo da qualche antidolorifico e dalle cure palliative che lo hanno accompagnato alla fine. Si era ammalato di un tumore osseo. Avrebbe potuto e dovuto essere curato con le opportune terapie che oggi portano, nella maggioranza dei casi, alla guarigione. Il suo destino era però un altro. I suoi genitori, purtroppo, si sono affidati alle singolari teorie del medico tedesco Ryke Geerd Hamer, radiato dall’Albo professionale e incarcerato più volte perché riconosciuto colpevole di aver indotto persone amma- late a non curarsi con la medicina universalmente riconosciuta efficace dalla Scienza. Hamer era il padre di Dirk, ferito, nel dicembre del 1978, a 19 anni, mentre dormiva a bordo di una barca ormeggiata nell’isola di Cavallo in Corsica da un colpo di arma da fuoco in circostanze mai chiarite fino in fondo ma che hanno pesantemente coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia. La morte di Dirk giunse dopo un doloroso travaglio. Madre e padre si sarebbero poi ammalati di tumore. Furono quelle circostanze a convincere il Dr. Hamer che traumi emotivi, disagi e disequilibri psicologici sarebbero la causa principale di gravi malattie tra cui il cancro. La stessa medicina ufficiale non esclude, oggi, che dolorose circostanze possano abbassare le difese immunitarie, ma non prevede certamente che le cure possano basarsi – come ha sostenuto in seguito il Dr. Hamer – su rimedi psicologici, fanghi argillosi e bizzarri trattamenti naturali. Sono teorie false che inducono comportamenti pericolosi e carichi di gravi conseguenze. Accusati di omicidio con eventuale dolo, non avendo garantito al figlio cure adeguate a seguito di una diagnosi di neoplasia, i genitori di Francesco saranno processati fra qualche settimana. Fran- cesco era minorenne e indifeso. I suoi lo consideravano debole, timido, privo di autostima e per questo preda del tumore. Stando alle accuse della Procura si sono assunti gravi responsabilità, ma non sono gli unici e forse non i principali colpevoli. «Anche chi si cura con la chemioterapia muore» – sostengono questi ciarlatani per fornire ai loro seguaci argomenti a difesa. Falso: non si muore per la cura ma perché la cura non ha avuto il successo sperato. Chi non si cura, invece, non ha scampo, salvo miracoli e casi molto particolari. Il comportamento di chi diffonde teorie ingannevoli è ben più esecrabile di quello di coloro che le seguono per ignoranza o sudditanza psicologica. Lasciarle circolare liberamente, senza confutarle con energia, è complicità. Difenderle, sostenendo verità parziali e strumentali, è mistificazione.

enniochiodi [at] gmail.com

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