Togliere ai poveri per dare ai ricchi

Visualizzazioni: 56

DI CESARE RAVIOLO

Togliere ai poveri per dare ai ricchi. L’espressione di Robin Hood al contrario descrive perfettamente la logica che ha ispirato il One Big Beatifuul Bill Act (Obbb), la manovra varata da Trump, che produrrà nuovi debiti per 3.300 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Il provvedimento, votato da tutti i deputati repubblicani, dopo qualche timida protesta e il richiamo all’ordine impartito dal presidente pena la cacciata dal partito, prevede riduzione delle tasse, incrementi delle spese anti-immigrazione e tagli alla sanità. Del taglio delle tasse beneficeranno maggiormente i redditi sopra i 200.000 dollari, che risparmieranno 12.500 dollari, mentre chi guadagna meno di 35.000 dollari ne risparmierà solo 150. Prevista anche la detassazione di mance e straordinari fino a un massimo di 25.000 dollari per chi ha un reddito fino a 150.000 dollari. La manovra taglia i fondi agli Stati per il programma Medcaid, che assicura la copertura pubblica delle spese mediche a 71 milioni di persone con redditi medio-bassi, col rischio che 12 milioni di persone perdano l’assistenza sanitaria entro il 2034. Tagli anche ai sussidi alimentari (food stamps) di cui beneficiano 45 milioni di statunitensi. Previste, invece, spese per 46,5 miliardi di dollari per la costruzione del muro al confine col Messico, 45 miliardi per l’ampliamento dei centri di detenzione per migranti e 30 miliardi per l’Agenzia che si occupa di immigrazione e sicurezza. Secondo una previsione del Budget Lab di Yale, la manovra causerà al 20% più povero degli Americani una diminuzione del proprio reddito annuo netto del 2,3%, mentre il 20% più ricco lo incrementerà nella medesima percentuale. La manovra di Trump si ricollega idealmente alla teoria del trickle-down (in italiano “gocciolamento”), associata di regola alla reaganomics, alla supply-side economics (politica dell’offerta) e al liberismo laissez-faire più integrale delle scuole classica e neoclassica dell’economia. Secondo questi modelli economici, i benefici, in termini di sgravi fiscali, elargiti ai ceti abbienti favorirebbero anche la classe media e le classi più marginali e disagiate, in quanto la maggiore propensione al risparmio dei percettori di redditi più elevati (soprattutto da capitale) implementata dai minori oneri fiscali, promuoverebbe gli investimenti e, quindi, la crescita dell’economia e dell’occupazione. In realtà, in passato, l’esperienza empirica di USA e Regno Unito ha dimostrato la scarsa o nulla efficacia di tale assunto.

raviolocesare [at] gmail.com

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *