Largo agli anziani

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Di Silvia Malaspina

Caro il mio Luciano Buonfiglio, da pochi giorni sei stato nominato presidente del Coni: hai un passato da atleta di kayak e hai gareggiato ai Giochi olimpici di Montréal nel 1976. Non vincesti medaglie allora, ma hai vinto oggi, a mezzo secolo di distanza, la medaglia di questo prestigioso incarico, che durerà 4 anni. Qual è la particolarità? Il fatto che tu, caro Buonfiglio, alla soglia dei 75 anni, abbia sostituito Giovanni Malagò, uscito di scena alla tenera età di 66 anni, nella carica di presidente di un Comitato che rappresenta il pianeta giovani per eccellenza. Non sei certo un caso isolato: basta farsi un giro virtuale nei consigli di amministrazione dei maggiori gruppi bancari e industriali italiani, dove i Ceo hanno in media 70 anni e percepiscono stipendi da capogiro. Buon per loro, verrebbe da dire, ma un po’ meno buono per i nostri migliori giovani talenti, quegli ingegneri, ricercatori, medici, professionisti, che emigrano in tutta Europa (soprattutto Spagna, Germania, Gran Bretagna) dove le opportunità di la- voro e di carriera sono migliori e gli stipendi più alti. Partendo dal presupposto che, come ci ha insegnato Papa Francesco, nessuno è uno scarto, anche quando non si è più ritenuti “produttivi” e che dalle generazioni precedenti possiamo tutti trarre preziosi insegnamenti, non possiamo che leggere con preoccupazione i numeri forniti dall’Istituto nazionale di statistica: “L’Italia detiene il primato nella percentuale di anziani: 24,7 all’inizio del 2025. Gli individui al di sopra dei 65 anni sono quasi 15 milioni e cresce in particolare il numero degli over 80 (4 milioni e 591 mila)”. Chi pagherà le pensioni di questo esercito di vegliardi se i giovani vanno a lavorare all’estero? Vedi, caro Buonfiglio, immagino che tu sia aitante e abbia ottime capacità manageriali, ma non ti sembrerebbe opportuno ritirarti a pagaiare sul lago dorato, destinando la “cadrega” a qualche ex atleta un po’ più sbarbatello? Abbiamo moltissimi sportivi a riposo che veleggiano intorno ai 50 anni, un’età nella quale si è accumulata sufficiente esperienza, ma si hanno ancora forza, capacità, intraprendenza e magari un pizzico di follia per affrontare nuove sfide, specie nell’universo agonistico, appannaggio, per forza di cose, di giovani e giovanissimi. Il nostro inverno demografico si aggrava, con la prospettiva, in pochi decenni, di alzare sempre di più la nostra età media, che oggi ci colloca al vertice dell’Europa. La conseguenza, che, ahimè, temo deleteria, è che risulti preferibile premiare i veterani piuttosto che i giovani, vogando così verso il declino.

silviamalaspina [at] libero.it

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