Nuova commedia tutta in dialetto

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La Compagnia dell’Oratorio di Broni sabato al “Carbonetti”

BRONI – Quand al mora l’è al dutur, quand al guarisa l’è al Signur. È già di per sé un programma il titolo della nuova rivista comicodialettale che la Compagnia dialettale dell’Oratorio di Broni porterà in scena per la prima volta sabato 12 aprile sul palcoscenico del teatro “Carbonetti”. «Si tratta – spiegano i componenti della Compagnia – di una produzione completamente nuova, scritta da uno dei membri del gruppo. Lo stile è quello ormai collaudato: accanto alla prosa ci sono i canti eseguiti dal vivo e accompagnati dalla nostra band, nella tradizione del teatro di rivista in vernacolo che a Broni è realtà da oltre un secolo». «I protagonisti – continuano gli attori – sono Milcar e sua moglie Giannina. Quest’ultima si troverà a fare i conti con il ritorno inaspettato del marito dopo un po’ di anni di assenza… Non vogliamo svelare nulla di più, ma le situazioni che i due si troveranno ad affrontare e i personaggi che ruoteranno intorno a loro creeranno occasioni di sicuro divertimento. Come sempre si riderà, ma sarà anche l’occasione per riflettere sorridendo su alcuni lati dell’umano che sono sempre attuali». È ormai da più di trent’anni che la Compagnia dialettale porta avanti la tradizione teatrale della città, seguendo le orme del maestro Lasarat, al secolo Mario Salvaneschi, che credette in quel gruppo di giovani (allora) dell’oratorio di cui si mise a capo, avviandoli a un’avventura – quella del teatro e del teatro in dialetto – che continua tuttora. «Il ruolo della Compagnia – fanno notare quei “giovani” – è non solo artistico. Certo l’aspetto recitativo e teatrale è centrale, ma per noi la missione più importante è culturale e sociale. Culturale perché da tanti anni celebriamo il dialetto e con esso la storia del nostro paese e le nostre radici. E poi sociale perché la Compagnia è un luogo in cui trovarsi e stare insieme, giovani e meno giovani». Tra questi ultimi uno straordinario gruppo di ragazze e ragazzi che rappresentano il cuore e il futuro della tradizione teatrale dialettale bronese.

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