Vivere in condominio

Visualizzazioni: 687

di Patrizia Ferrando

Molti manuali suggeriscono, in maniera più o meno esplicita, che la miglior dote per risultare educati sta nella capacità di compromesso. Se questo consiglio non lo prenderei quale dogma per tutte le occasioni, di sicuro può essere un modo non logorante per affrontare questioni famigerate come quelle di condominio.

Chi non ha da raccontare, o non ha mai ascoltato, aneddoti tragicomici, o peggio, in cui si susseguono anziani aggressivi, bambini diabolici, famiglie convinte di stare in guerra, tanto dall’affrontare rivalse assurde, figuri arcani capaci di scatenare un livello di decibel da far impallidire i concerti rock o di deturpare qualsiasi cosa a cui si avvicinano?

Il condominio mette alla prova i suoi abitanti, perché nella contiguità di abitudini diverse le tensioni prendono fuoco. Qui non tratteremo di fatti clamorosi, come martelli pneumatici a mezzanotte, furto di posta, danneggiamenti, purtroppo accaduti ma sanzionabili per normativa. Restiamo sulle maniere della cordialità e della tolleranza.

Punto primo: saluti e socievolezza.

Salutiamo sempre i vicini, anche quelli che non conosciamo, e cerchiamo parole e domande cortesi. D’altro canto, non esageriamo con la socializzazione forzata.

Il dirimpettaio poco socievole, desideroso di starsene per i fatti suoi, merita comunque rispetto. L’ascensore non appartiene a nessuno: per favore, non emulate, pur se per distrazione, una condomina incubo della mia adolescenza. Tornavo da scuola e, quasi puntualmente, non potevo servirmi dell’ascensore perché lei chiacchierava con la porta aperta… quando giungevo al quinto piano aggrappata al vocabolario come a una boa, arrivava il commento: «Oh, ma sei salita a piedi? Be’, dai, ancora un piano!».

I rumori vanno contenuti, specialmente in orari “sensibili” come la mattina e il primo dopo pranzo. Partire come furie perché abbiamo udito piantare due chiodi, non dimostra che nessuno ci mette i piedi in testa; sa più di cattiva disposizione verso il prossimo.

Concludo un elenco potenzialmente lunghissimo con alcune azioni pressoché automatiche, però capaci di arrecare disagi. Non scuotiamo la tovaglia dalla finestra, se le briciole finiscono su un davanzale altrui. Prestiamo attenzione con bucati sgocciolanti e tappeti da sbattere e ricordiamolo anche a chi dovesse aiutarci nei lavori domestici. Infine, le piante e i fiori non diventino casus belli: innaffiamo con modi accorti, sinceriamoci del buon ancoraggio dei vasi e non laviamo il terrazzo con detergenti aggressivi e acidi se, per via di scolo, rischiano di cadere nei gerani altrui.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *