Veloci e… niente colazione
Di Carlo Zeme
C’è una vetrata che si affaccia su un piazzale pieno di auto parcheggiate. Io sono appoggiato a uno di quei tavolini alti da area di servizio che sto sorseggiando un cappuccino e mangiando una brioche impacchettata presa pochi secondi prima da un distributore automatico. Sono in un aeroporto? Sono in partenza per una destinazione ignota? No, sono al lavoro nell’area ristoro e chi mi vede in questo momento trova una faccia ancora un po’ assonata: tra un paio di minuti inizia ufficialmente la giornata e al contrario delle solite abitudini questa mattina abbiamo saltato la colazione. Dico abbiamo perché non è suonata la sveglia, anzi, l’ho semplicemente spenta un paio di volte e dopodiché girandomi dall’altra parte sono ripiombato in un sonno profondo e con me tutto il resto della famiglia. Nella sciagura c’è una grande notizia, un piccolo traguardo che arriva dalla stanza più colorata della casa: Margherita ha dormito più del solito, lasciandoci nel letto praticamente tutta la notte. Possiamo gridare al miracolo anche se la cucina è rimasta intatta, poi le voci dei grandi che dirigono le operazioni maldestramente: «Veloci veloci dobbiamo andare a scuola!» Margherita è divertita all’idea che questa mattina si faccia colazione al sacco, il cambio pigiama avviene in piedi sul divano a conferma dell’eccezionalità dell’evento, la mamma la prende in braccio e come fossero in volo, planano in dispensa, le manine afferrano nell’ordine: un fruttino, un pacchetto di biscotti rotondi e un altro di ciambelline. Negli attimi convulsi contro il tempo tutto è concesso. Appena prima di uscire di casa però un altro piccolo dettaglio mascherato da imprevisto: «Pipììì». Mi fiondo a prendere il vasino lanciandolo davanti alla porta d’ingresso mentre Melina si mette la giacca e cerca le chiavi della macchina. Pipì fatta, pantaloni rialzati e porta chiusa alle nostre spalle. Si parte, dodici minuti prima eravamo in pigiama, ora in strada. Se oggi mi vedete sbadigliare sapete il perché.
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