Un sorriso si può ascoltare

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di Patrizia Ferrando

Ogni declinazione del tema “buone maniere”, questa rubrica inclusa, incorre in un rischio di fraintendimento. Non è raro, infatti, che un tratto dominante della materia sia considerata l’apparenza. Senza dubbio esiste una componente estetica, diciamo pure visiva, nel galateo, ma sarebbe un errore reputarla predominante. Tanto per cominciare, la gentilezza espressa nei modi, e i modi pervasi di gentilezza e di un pizzico di saperi, si cercano con la vista, per gesti, scelte del disporre o del vestire; con l’udito per le parole; con il gusto per un cibo o una bevanda da offrire. Perfino tatto e olfatto giocano il loro ruolo: vi sembrerebbe bon ton far sedere un ospite su cuscini ruvidi e pungenti, oppure tormentare chi vi siede accanto con un profumo soffocante?

Il galateo, dunque, coinvolge davvero tutti i sensi, perché ciascuno di essi può afferrare la concretezza garbata di un gesto derivato da un pensiero o da un’attitudine gentile. Questo, però, è solo ciò che concerne lo strato immediato, la superficie, le cose, se vogliamo, più facili.

Il passo successivo dovrebbe essere comprendere che le maniere davvero impeccabili si afferrano anche, e soprattutto, da quel che non si può vedere o toccare, da percezioni intangibili. Proviamo a osservare insieme, con un piccolo esperimento, quanto alcuni atteggiamenti facciano la differenza, nonostante non vengano visti o, forse, perché quanto suggeriscono non è paragonabile a una foto. Prendiamo una circostanza molto comune e banale: siamo in casa, magari un po’ scarmigliati, intenti a riordinare gli armadi o catturati da una serie TV, quando squilla il telefono. Dall’altra parte c’è qualcuno importante per il nostro lavoro o con cui intratteniamo rapporti formali o parenti e amici a cui vogliamo dedicare affetto e attenzione. Ovviamente non c’è tempo di sistemarsi i capelli, ma la telefonata (a meno che non vi siate fatti adepti esclusivi delle videochiamate) in qualsiasi circostanza può volgere al meglio, anche grazie a ciò che di persona verrebbe osservato.

Per prima cosa, la postura. Tenere la schiena dritta e mantenere una sorta di attenta apertura nei confronti della persona con cui stiamo parlando, seppur a distanza, porta a miglior partecipazione, ci porta più vicini.

Ma c’è qualcosa di ancora più rilevante: il sorriso. Se sorridete alle persone con cui telefonate, si sentirà: un nuovo calore attraverserà le vostre parole. Chiedetevi come sorridereste al vostro interlocutore e fatelo: percepire un tratto gentile è un arricchimento reciproco. Vi è accaduto di ascoltare un sorriso? Queste sono le buone maniere più inafferrabili, preziose davvero.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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