«Un Paese che è un messaggio di pace per il Medio Oriente»

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La Giornata di preghiera e di riflessione sulla situazione in Libano. Il “Padre nostro” recitato in arabo

Il Libano e il suo futuro stanno molto a cuore a Papa Francesco che giovedì 1° luglio ha invitato in vaticano i principali responsabili delle Comunità cristiane per la «Giornata di riflessione sulla preoccupante situazione del Paese». Al mattino il Papa e gli altri leader convenuti hanno recitato il “Padre nostro” in arabo e hanno acceso candele sulla tomba di San Pietro, poi hanno partecipato a tre intense sessioni di confronto nella Sala Clementina sulla drammatica crisi in cui è precipitato il Paese. Al termine, alle ore 18, nella Basilica di San Pietro la preghiera ecumenica per la pace, scandita dalla proclamazione di alcuni brani della Parola di Dio, alternati con preghiere di invocazione e canti delle diverse tradizioni rituali presenti in Libano, con testi in arabo, siriaco, armeno, caldeo.

Al termine alcuni giovani hanno consegnato ai leader cristiani una lampada accesa, poi collocata su un candelabro, in segno di speranza di pace per quella terra. Erano presenti ai lavori il Catholicos degli armeni, Aram I, il patriarca maronita cardinale Bechara Boutros Rai, il patriarca greco-ortodosso Youhanna X Yazigi, quello siro-ortodossi Ignatius Aphrem II, il vescovo Cesar Essayan, vicario apostolico di Beirut dei Latini, il reverendo Joseph Kassab, presidente del Concilio supremo delle comunità evangeliche in Siria e Libano, il patriarca siro-cattolico Ignace Youssif III Younan, quello greco-melkita Youssef Absi, il vescovo caldeo di Beirut Michel Kassarji. L’arcivescovo Joseph Spiteri, nunzio apostolico in Libano, ha moderato le sessioni di lavoro. Per il Vaticano hanno partecipato i cardinali Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, e Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali.

«Basta ai tornaconti di pochi sulla pelle di molti! Basta al prevalere delle verità di parte sulle speranze della gente! Basta usare il Libano e il Medio Oriente per interessi e profitti estranei! Occorre dare ai libanesi la possibilità di essere protagonisti di un futuro migliore, nella loro terra e senza indebite interferenze»: questo l’appello del Pontefice per un Paese che «non può essere lasciato in balia della sorte o di chi persegue senza scrupoli i propri interessi». «In questi tempi di sventura – ha aggiunto Francesco – vogliamo affermare con tutte le forze che il Libano è, e deve restare, un progetto di pace». La vocazione del Libano – ha dichiarato – «è quella di essere una terra di tolleranza e di pluralismo, un’oasi di fraternità dove religioni e confessioni differenti si incontrano, dove comunità diverse convivono anteponendo il bene comune ai vantaggi particolari».

I principali rappresentanti delle comunità cristiane in Libano, insieme al Santo Padre, si sono dichiarati pronti «come cristiani, a rinnovare l’impegno a edificare un futuro insieme, perché l’avvenire sarà pacifico solo se sarà comune». Citando le parole del poeta Gibran «per giungere all’alba non c’è altra via se non la notte». E nella notte della crisi occorre restare uniti. Solo se si dilegua «la notte dei conflitti» può risorgere «un’alba di speranza» e il Libano può tornare a «irradiare la luce della pace». «Non desistiamo, non stanchiamoci di implorare dal Cielo quella pace che gli uomini faticano a costruire in terra. – la preghiera del Papa – Chiediamola insistentemente per il Medio Oriente e per il Libano. Questo caro Paese, tesoro di civiltà e di spiritualità, che ha irradiato nei secoli saggezza e cultura, che testimonia un’esperienza unica di pacifica convivenza, non può essere lasciato in balia della sorte o di chi persegue senza scrupoli i propri interessi. Perché il Libano è un piccolo, grande Paese, ma è di più: è un messaggio universale di pace e di fratellanza che si leva dal Medio Oriente».

Daniela Catalano

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