Tutti insieme: era ora!
Di Davide Bianchi
Finalmente in classe, non da soli, ma con gli alunni. E dico finalmente, perché ma mi pentirò di quello che sto dicendo– francamente incominciavo ad annoiarmi. Ecco un nuovo anno scolastico, con qualche novità e con la solita adrenalina e confusione che caratterizza i primi giorni di scuola. Giorni in cui si è ancora un po’ anestetizzati e obnubilati dalla temporalità dilatata e uniforme che scandisce il tempo durante i mesi delle vacanze estive. La mia squadra quest’anno si ritrova in classe seconda, non è cambiato molto dall’anno precedente e ho deciso di riprendere più o meno da dove li avevo lasciati l’ultimo giorno di scuola a giugno. Ho inaugurato questo nuovo anno scolastico con due ore di ripasso di Matematica, chiamandoli uno a uno alla lavagna touch screen a svolgere esercizi di composizione e scomposizione numerica, confronto e ordinamento di quantità e semplici calcoli di vario genere. Abbiamo lavorato nella stessa lingua con la quale abbiamo deciso sin dall’anno scorso di articolare la didattica concernente l’ambito logico-matematico, ossia l’inglese e, nonostante i tre mesi di pausa, non li ho trovati particolarmente arrugginiti. Ciò a conferma del fatto che i quasi dieci mesi di full immersion di lingua inglese dell’anno precedente sono serviti a qualcosa e che loro, secondo me, sono piuttosto bravi. I prossimi giorni li farò lavorare da soli, ognuno al proprio posto al fine di ripristinare con gradualità i tempi di lavoro autonomo e verificare che nessuno abbia lasciato qualche contenuto di Aritmetica o Geometria al mare sotto l’ombrellone. Nelle settimane successive inizierò a lavorare con loro sulla moltiplicazione e sulla tavola pitagorica la cui padronanza, come scrissi qualche mese fa su queste pagine, rappresenta, a mio modesto parere, l’alfa e l’omega di tutta la parte funzionale, algoritmica e di calcolo inclusa nell’impiego pratico sia dei numeri naturali, sia di quelli razionali come le frazioni. La differenza sarà che quest’anno lo scoglio linguistico non dovrebbe più apparire insormontabile, e la lingua inglese dovrebbe presumibilmente circolare nelle ore di Matematica con una maggiore fluidità e disinvoltura, divenendo di fatto quasi parte integrante dell’arredo scolastico. La scommessa di agganciare contenuti e pratiche che sono propri del linguaggio già di per sé oggettivato della Matematica e della Geometria con un uso funzionale e pragmatico di una seconda lingua, resta aperta, anche quest’anno.
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