Scienza piacente

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Di Silvia Malaspina

Cara la mia Gabriella Greison, in questi roventi giorni estivi sei diventata oggetto, tuo malgrado, di una polemica tanto inutile quanto anacronistica. In partenza dall’aeroporto di Linate alla volta di Messina, poiché l’Università siciliana ti aveva scelto come madrina della cerimonia per la consegna dei diplomi di laurea, tenutasi al teatro greco di Taormina lo scorso 23 luglio, hai postato sui social un video nel quale esprimevi tutto il tuo entusiasmo per il prestigioso incarico, arrivato a riconoscimento di anni di studio e di pubblicazioni nell’ambito della Fisica quantistica. Il tuo programma era ambizioso: «Parlerò di errori, di coraggio, di scelte strane che portano lontano, di libertà. Di rivoluzioni silenziose. Parlerò a chi parte adesso. E a chi riparte ogni giorno». Ma hai commesso l’imperdonabile leggerezza di indossare uno svolazzante abito verde acqua, la cui scollatura (irrisoria, a confronto di ciò che vediamo a tutte le ore in TV) non celava completamente il décolleté. Apriti cielo! I soliti haters ti hanno riversato addosso insulti e commenti offensivi, costringendoti a una replica tranchant: «Ho portato la mia voce, il mio cervello e un bel discorso da tenere tutti incollati, sono partita con un vestitino verde estivo che mi metteva allegria. Siamo nel 2025: il mondo brucia, i ghiacciai si sciolgono, l’intelligenza artificiale ci legge nel pensiero… e a voi sconvolge una donna che parla di scienza con un bel décolleté?». Sai, Gabriella, io sono una fervida sostenitrice del dress code che si debba adattare al luogo nel quale lo si indossa: il tuo abito non era né succinto, né provocante, ma solo estivo, del resto ti stavi recando a Taormina, non al passo dello Stelvio! Cara Gabriella, hai tutta la mia solidarietà: pare proprio che non si riesca a uscire dai millenari binomi viziosi: bella/oca, brutta/intelligente. Ritengo vergognoso che una donna venga giudicata per l’esteriorità e non per le doti professionali e umane. Forse la tua colpa è quella di essere una donna piacente, che non si trasforma in “uoma”, affermata in un settore scientifico prettamente maschile! Negli ultimi anni le ragazze iscritte alle facoltà STEM sono vertiginosamente aumentate: riusciremo a vederle sciolte da questi assurdi pregiudizi del più becero maschilismo? Sono pessimista: una studentessa di Medicina, a me molto vicina, arrivato il proprio turno per sostenere un esame, si è sentita apostrofare dal docente: «Tocca a lei, bionda: venga, che la vedo bella pimpante!». Era metà luglio, indossava pantaloni neri lunghi e camicia bianca a manica lunga…

silviamalaspina [at] libero.it

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