Santa Giulia Salzano

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La Chiesa il 17 maggio ricorda santa Giulia Salzano, proclamata beata da Papa Giovanni Paolo II nel 2003 che la definì “Donna profeta della nuova evangelizzazione”. Giulia nacque a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, il 13 ottobre 1846 da Diego, ufficiale borbonico, e da Adelaide Valentino, che era discendente della famiglia di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. A quattro anni rimase orfana di padre, morto in battaglia, e fu affidata per la formazione al “Regio Orfanotrofio” gestito dalle Suore della Carità, nel paese di San Nicola la Strada, in provincia di Caserta, dove rimase fino a quindici anni.

Conseguito il diploma magistrale, ebbe l’incarico di maestra nella scuola comunale di Casoria, in provincia di Napoli, dove si trasferì con la famiglia nel 1865. Negli anni di insegnamento lei si preoccupò per l’educazione alla fede dei fanciulli, dei giovani, degli adulti, coltivando la devozione alla Madonna. Diffuse il culto al Sacro Cuore, simbolo e immagine vivente della carità infinita di Cristo che ci attira a sé per amore. La definizione del catechismo: «Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita» fu la frase che fece nascere nella santa il desiderio di promuovere tra le nuove generazioni l’insegnamento della dottrina cristiana.

Era convinta, infatti, che se il mondo non conosce Dio non può amarlo. Considerò l’opera catechistica: «la più sublima di ogni altra, la più accetta al cuore di Dio, la più necessaria nella Chiesa, la più voluta dal Papa». Lasciato l’insegnamento, nell’ottobre 1890, raccolse intorno a sé, un gruppo di amiche, che costituirono il nucleo iniziale delle “Suore Catechiste del Sacro Cuore”, congregazione fondata ufficialmente il 21 novembre 1905, giorno in cui le prese i voti. Il futuro san Ludovico da Casoria un giorno le disse: «Bada di non farti venire la tentazione di abbandonare i fanciulli della nostra cara Casoria, perché la volontà di Dio è che tu viva e muoia in mezzo ad essi».

Sin dalla giovinezza “Donna Giulietta”, come la chiamavano a Casoria, aveva avvertito la “chiamata” alla santificazione personale e consumò la sua vita nella catechesi della gioventù, affermando: «Io farò sempre il catechismo, finché avrò un filo di vita. E poi vi assicuro che sarei contentissima di morire facendo il catechismo». Il giorno prima di morire, a 83 anni volle assicurarsi personalmente della preparazione di cento ragazzi della prima Comunione. Morì il 17 maggio 1929. È stata canonizzata il 17 ottobre 2010.

Daniela Catalano

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