San Roberto Southwell

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Il 21 febbraio la Chiesa ricorda il santo martire Roberto Southwell, sacerdote inglese, appartenente all’ordine dei Gesuiti e morto martire per la fede cristiana. Nacque nel 1561, piccolo villaggio di Horshow Saint Faith, nella contea di Norfolk e fu mandato a scuola a Douai. Fece un brillante percorso scolastico grazie alla presenza di un gesuita che lo fece avvicinare alla Compagnia di Gesù. Si trasferì poi a Parigi a studiare. All’età di diciassette anni decise di entrare nella Compagnia di Gesù. Inizialmente fu rifiutato a causa della giovane età e il dolore per questo rifiuto gli ispirò il primo dei suoi scritti. Nell’ottobre del 1578 fu ammesso al noviziato gesuita di Roma. Si sono conservati anche alcuni scritti di quel periodo che mostrano un lucido apprezzamento della vita e dei compiti ai quali si stava preparando. Ordinato sacerdote nel 1584 e nominato preside del Collegio inglese, fu inviato, due anni dopo, nella missione inglese insieme al suo compagno gesuita Enrico Garnet. Quando rientrarono in patria, era in vigore già da un anno il decreto che sanciva che qualsiasi prete formato all’estero, tornando in Inghilterra poteva essere accusato di alto tradimento e anche dare ospitalità a tali persone era reato. Poco dopo il suo arrivo partecipò a un importante incontro nella valle del Tamigi, in cui si pianificò una nuova strategia per la sopravvivenza del cattolicesimo in Inghilterra. Il santo allora conobbe Anna Dacre, contessa di Arundel e del Surrey, moglie di Filippo Howard che era prigioniero nella Torre; Roberto riuscì a fargli visita e scrisse per lui anche i Trionfi sulla morte. Tra Roberto e Anna nacque una profonda amicizia ed egli visse per sei anni in una piccola stanza della casa degli Arundel.

Trascorreva i giorni pregando e scrivendo, uscendo solo di notte per amministrare i sacramenti ai cattolici, anche fuori Londra, riuscendo a sfuggire ai “cacciatori di preti”. Alla fine fu catturato, come molti suoi compagni missionari, a causa di un tradimento. Fu sottoposto per molte settimane a terribili torture e non ottenendo nessuna confessione fu imprigionato nella Torre di Londra per tre anni. Fu poi trasferito nelle prigioni di Newgate per il processo, dove ammise di essere un sacerdote cattolico, ma di non aver mai pensato di organizzare complotti contro la regina. Fu condannato a morte il 20 febbraio 1595 e impiccato il giorno seguente. Sul patibolo si fece il segno della croce e recitò un passaggio della lettera di san Paolo ai Romani. Scrisse utilizzando espressioni tipiche del suo tempo e le sue opere in prosa e in poesia, per cui è ricordato anche al di fuori del mondo cattolico, riflettono la sua vita. Fu beatificato nel 1929 e canonizzato nel gruppo dei quaranta martiri dell’Inghilterra e del Galles nel 1970.

Daniela Catalano

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