Ricordi da IV Novembre

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Sino a poco più di vent’anni fa in Italia c’era ancora il servizio militare obbligatorio e le caserme erano piene di soldati che, nelle ore di libera uscita, coloravano le città. Per esempio, quando tornava a Voghera dalle sue peregrinazioni su e giù per la penisola, Maria Pia ha fatto in tempo a vedere i soldati di cavalleria sciamare dalla loro caserma nella vicina piazza Meardi, dove lo zio Beppe la portava a mangiare il gelato.

Nella sua Vigevano, Gianni ha fatto di più: ogni IV Novembre, anniversario della Vittoria nella Guerra ’15-’18 (giustamente liquidata da Papa Benedetto XV come “un’inutile strage”), visitava la caserma in cima a via del Carrobbio e si divertiva a entrare nei carri armati: il suo incanto doveva essere lo stesso del bambino protagonista della Vita è bella di Benigni, quando vede arrivare nel lager il grande tank dei liberatori americani.

Poi, con gli anni di piombo, le caserme si sono via via chiuse alle visite dei cittadini. Ma i soldati continuavano ad animare cinematografi, tavolini dei caffè, strade e piazze. Che fossero soldati lo si capiva anche quando, a un certo punto, ebbero il permesso di uscire in borghese: avevano un “odore” inconfondibile, che solo chi ha fatto la naja è in grado di capire. Gianni, per sei mesi durissimi e bellissimi, è stato allievo al corso Ufficiali nell’incantevole Ascoli, da dove tra il resto mandava chilometriche lettere alla sua bella, la stessa di adesso, scritte dal caffè “Anisetta Meletti” di piazza del Popolo (ci siamo tornati insieme: i tavolini di marmo sempre quelli, le sedie – una volta di velluto rosso – sono ora in paglia di Vienna).

Il servizio militare obbligatorio è stato abolito nel 2005. Caduto il Muro di Berlino e venuta meno l’esigenza di garantire alla Nato centinaia di migliaia di soldati da contrapporre alle truppe del Patto di Varsavia, servivano ora meno soldati ma più preparati: da impiegare per lo più in missioni umanitarie.

Quando erano bambini, per Gianni e Maria Pia la guerra era una specie di gioco di ruolo. Gianni era avvinto dalle mirabolanti storie del signor Pagani, l’amministratore del suo palazzo, che aveva fatto la Grande Guerra da capitano sull’Adamello, e raccontava con voce roca di austriaci infilzati con la baionetta in gallerie scavate sotto il ghiacciaio. Dal canto suo, Maria Pia ricorda libri giornali e album di figurine che, con l’avvicinarsi del centenario dell’Unità d’Italia (1961), proponevano colorati ritratti dei nostri eroi risorgimentali: naturalmente la triade Mazzini Garibaldi Cavour, poi i baffoni di Vittorio Emanuele II, sino a Silvio Pellico e Piero Maroncelli con la sua rosa. E ovunque, a mo’ di “logo”, c’era la coccarda tricolore.

Questo IV novembre, però, noi abbiamo un pensiero e una preghiera per chi si trova oggi alle prese con una guerra vera e non può permettersi le nostre comode e un po’ nostalgiche fantasie!

cantiamolavita@katamail.com

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