Pochette dandy e stirata

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di Patrizia Ferrando

La moda ha vezzi e volubilità per definizione, altrimenti non sarebbe moda. Nel contempo, chi ama approfondire usi e costumi scopre quanti oggetti ovvi, in epoche differenti, rivestissero ruoli simbolici o portassero valenze insospettabili. Motivo di questa ampia premessa? Tornare ancora sul modesto e utile fazzoletto, ma nella sua versione più “modaiola”.

Facile supporre che la necessità lo renda antichissimo, però è curioso sapere che risalga addirittura ai tempi dei faraoni, con importanti fazzoletti preparati come parte del corredo.

Se i Greci utilizzavano il fazzoletto esclusivamente per soffiarsi il naso, i Romani che tenevano a un tocco di status si munivano, invece, di due tipi: uno, imparentato anche col moderno tovagliolo, legato al polso, l’altro legato al collo oppure in vita per asciugare il sudore.

L’epoca d’oro dei fazzoletti fu tra ’600 e ’700 quando trine e merletti venivano esibiti come accessori di lusso, donati come gioielli e utilizzati come elemento galante alla corte di Versailles.

Il fazzoletto vittoriano era fondamentale per chi ambiva a mostrare stile, fra gli uomini come fra le donne. Basti pensare alla nascita del fazzoletto nel taschino, usato ancora oggi.

Le dame non mancavano mai di averne con sé uno ricamato e ornato. Oltre che per il ventaglio, il linguaggio della seduzione ottocentesca passava attraverso quel fazzoletto, con segni convenuti.

Strofinarlo sulle labbra significava “vorrei conoscerti”, sugli occhi “mi dispiace”, su una guancia “ti amo”. Appoggiandolo si dicevano dei sì o dei no, facendolo cadere scoccavano inviti e disponibilità all’incontro e l’elenco sarebbe ancora lungo.

Ho fatto invece cenno, per tornare nel presente, al fazzoletto da taschino, dettaglio “dandy” che gode di nuovo favore anche fra alcuni giovani e giovanissimi.

Per non sbagliare “modalità d’uso”, ecco una manciata di regole tra atelier e bon ton, comunque da ricordare. Splendido complemento dell’abbigliamento, la pochette maschile può essere indossata con qualsiasi tipo di giacca, sempre inserendola nel taschino in alto a sinistra.

Essendo versatile può essere sfoggiata sia di giorno sia di sera, adeguandone la foggia e il tessuto all’abito.

Dovrà essere di colore diverso rispetto alla cravatta, quando c’è, e non fuoriuscire mai eccessivamente dal taschino. Nemmeno con la camicia l’abbinamento pedissequo conviene e se la stessa camicia è a righe, la pochette deve stare a sbuffo. Il piccolo lembo di stoffa dovrà essere ben stirato e sapientemente piegato.

Gli inglesi, infine, dicono: “One for show, one for blow” ovvero mai utilizzare il fazzoletto da taschino per soffiarsi il naso. Sarebbe imperdonabile.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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