Minicillo vescovo taumaturgo

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Di Daniela Catalano

Sono passati più di mille anni dalla morte del santo di oggi. Stefano Minicillo infatti lascia questo mondo nel 1023, all’età di 88 anni, il 29 ottobre, giorno in cui la Chiesa lo commemora. La sua memoria è particolarmente viva nella Diocesi di Alife-Caiazzo in provincia di Caserta, di cui è compatrono. Stefano nasce nel 935 a Macerata Campania da genitori longobardi e diventa un uomo di corporatura robusta, con viso ovale, barba e capelli biondi, così come è rappresentato in un affresco del 1334. Le origini longobarde si spiegano perché in quel periodo in Campania è in atto la contrapposizione tra l’impero bizantino e i principati longobardi, ai quali appartiene la famiglia del santo. I genitori scelgono per Stefano la carriera ecclesiastica e non esistendo ancora i seminari, lo mandano a studiare a Capua, presso la chiesa di San Salvatore a Corte, così chiamata perché situata nell’area del palazzo del principe. Ordinato sacerdote, Minicillo, nel 965, succede al rettore della chiesa e inizia il percorso che lo porta a soli 44 anni, il 1° novembre 979, a essere nominato vescovo di Caiazzo, sotto il papato di Benedetto XIII. Stefano governa la Diocesi per 44 anni, in un periodo storico molto difficile. Si batte per l’autonomia diocesana dai signorotti locali ed è molto amato dai fedeli perché tutela le classi sociali più bisognose e indirizza l’azione pastorale al rafforzamento della comunità e all’annuncio del Vangelo. Ben presto la gente gli attribuisce alcuni atti miracolosi e delle guarigioni e comincia a chiamarlo il “taumaturgo”. Il miracolo più famoso è quello della colonna crollata: un giorno mentre Stefano sta celebrando la Messa nel duomo, una colonna di marmo si rompe e cade sui fedeli che restano tutti illesi. Dopo la ricostruzione, il 22 luglio 1284, la cattedrale di Caiazzo è dedicata alla Vergine Assunta e anche a Stefano che nel frattempo è acclamato santo per devozione popolare. Il 23 maggio 1512 il corpo del vescovo è ritrovato incorrotto, con il piviale, la mitria e la croce sul petto. Le reliquie sono ora collocate nella cappella a lui dedicata all’interno della cattedrale.

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