Maturità, sfida da cogliere

Visualizzazioni: 14

Di Ennio Chiodi

Furbetti, fannulloni e “sdraiati” o giovani che lanciano in campo, più o meno consapevolmente, ma direttamente e senza mediazioni, una sfida che va raccolta, a questo punto, senza tentennamenti e pregiudizi? I ragazzi che hanno deciso di fare scena muta alle prove orali degli esami di Stato, sapevano di non correre rischi di bocciatura avendo già raggiunto, grazie ai crediti maturati nel triennio finale delle superiori e ai risultati delle prove scritte, la sufficienza e quindi il superamento della prova finale del proprio percorso scolastico. Se ho accumulato almeno 60 punti tra i 40 disponibili per i crediti e i 20 previsti per ognuna delle due prove scritte, posso accontentarmi del voto minimo già raggiunto, in barba ad ambizioni e soddisfazioni personali che non per tutti hanno lo stesso valore. Non era mai successo prima e viene da chiedersi come mai. Pigrizia, insicurezza, mancanza di coraggio nell’affrontare il confronto faccia a faccia, con i docenti che ti devono esaminare o protesta per un sistema che privilegia la valutazione matematica rispetto alla considerazione della persona da giudicare “matura”, del suo impegno, delle sue prospettive di crescita? L’epoca delle passioni tristi, un testo prodotto da due psicoterapeuti come Benasayag e Schmitt spiegava bene, già diversi anni fa, come in famiglia e nella scuola la relazione tra il giovane e l’adulto sia vissuta sempre più come “simmetrica”, tra due esseri umani che stabiliscono tra loro un rapporto di tipo contrattuale senza ruoli predefiniti al di fuori della relazione stessa. Si assiste al tracollo del principio di autorità come l’abbiamo storicamente inteso. Non sempre però in questo vuoto si affermano le dinamiche del confronto, ma prendono spazio autoritarismo, arbitrarietà e confusione. Il rapporto è paradossale: chi sei tu per giudicarmi? Io non so- lo ti giudico perché mi spetta, ma ti punisco se non accetti il mio ruolo. Il ministro Valditara sembra proporre drasticamente l’unica soluzione dirompente: la bocciatura. Basterebbe ragionare su soluzioni diverse per affrontare la questione: attribuire un valore complementare ma non decisivo ai crediti o considerare l’esame compiuto solo se svolto nelle diverse espressioni in cui è previsto. Le ultime prove Invalsi ci raccontano un Paese in cui il 50% degli studenti risulta insufficiente in italiano e matematica, le materie alla base dei principali percorsi di istruzione. Piuttosto che demonizzare varrebbe la pena – di questi tempi – accogliere la provocazione degli studenti per ragionare su una scuola che propone nel corso degli anni e dei cicli, metodi e programmi ripetitivi e superati, affrontati da insegnanti e stu- denti, salvo eccezioni, con rassegnazione e reciproca sfiducia.

enniochiodi [at] gmail.com

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *