Maschile, femminile e…?

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di Silvia Malaspina

Ho ignorato gli strali di chi incitava il pubblico a boicottare il Festival di Sanremo: al di là delle predilezioni musicali, estremamente soggettive, ho potuto appurare che il teatro “Ariston” ha fatto da cassa di risonanza a un trend che già da qualche anno coinvolge il mondo giovanile: la fluidità di genere.

Si sono esibiti artisti che, se non fossero stati annunciati col proprio nome dal conduttore, ben difficilmente avrebbero potuto essere identificati con un genere specifico: piume, lustrini, capigliature posticce in stile Rapunzel, scarpe con i tacchi, bustini, unghie laccate, trucco marcato, trasparenze degne di Jennifer Lopez, hanno contraddistinto non tanto le signore in gara, quanto i rappresentanti del sesso forte.

Niente di nuovo sotto i riflettori: come non ricordare le tutine di Freddie Mercury, le camaleontiche trasformazioni di David Bowie o le provocazioni del nostrano Renato Zero?

La differenza rispetto a quegli anni è che, fatte salve le esagerazioni da palcoscenico, il confine tra maschile e femminile è divenuto labile anche lontano dalle luci della ribalta e non è indicativo tanto dell’orientamento sessuale, quanto di un diverso e rivoluzionario gusto nell’abbigliarsi e acconciarsi.

L’abbigliamento unisex non è una novità, ma ci siamo ormai abituati a vedere ragazze vestite come rapper del Bronx e maschietti abbigliati con outfit per i quali negli anni addietro avrebbero provocato un ictus ai genitori: quando ero ragazza i più arditi osavano l’orecchino, ma si trattava di pochi eccentrici, mentre oggi è normale che i ragazzi siano ingioiellati, inguainati in jeans aderenti e camicie sbottonate, dal-le quali fanno capolino pettorali palestrati e glabri.

Noi signore diversamente giovani siamo un po’ disorientate di fronte al panta rei di genere nella quotidianità: proviamo un certo sgomento nell’incrociare dall’estetista un fustacchione con i capelli mechati che, accompagnato dalla fidanzata, ha appena terminato di sottoporsi a una seduta di epilazione laser, sentendoci quasi defraudate di quell’“eterno femminino” che è stato nostro monopolio per millenni.

Assistiamo con imbarazzo alla progressiva trasformazione di molte fanciulle in fiore in impavide virago che cappeggiano gruppi di coetanei maschi, ma, evidentemente, il problema è solo nostro, perché il mondo giovanile si è riassettato su inediti equilibri: che fossero lungimiranti i latini, introducendo il genere neutro?

Siamo rimaste ancorate al ruspante codicillo espresso dalla buon’anima di Pietro Taricone: «L’omo ha da esse omo!» e, pur apprezzando la gentilezza e la sensibilità nell’altra metà del cielo, non condivideremmo mai l’antiage per il viso con il nostro partner!

silviamalaspina@libero.it

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