L’albero della vedetta

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Di Pier Luigi Feltri

Chi percorre la tangenziale tra Voghera e Casteggio scorge svettare maestoso un albero, che da oltre centocinquant’anni custodisce una tra le storie più commoventi del nostro Risorgimento: quella della Piccola Vedetta Lombarda, narrata da Edmondo De Amicis nel libro Cuore. Era il 20 maggio 1859, giorno della battaglia di Montebello: le truppe piemontesi e francesi affrontarono quelle austriache, nel contesto della Seconda Guerra di Indipendenza. De Amicis, nella sua novella, racconta di un ragazzino di 12 anni, che sollecitato da un drappello di cavalleggeri, accettò di salire sulla cima di un albero per scrutare i movimenti nemici. Con coraggio, decise di restare in osservazione nonostante il pericolo incipiente e con- tinuò a segnalare i movimenti della parte avversa finché un colpo lo abbatté, facendolo cadere tra le braccia dei soldati che coprirono la piccola salma con il tricolore. Nel libro l’albero è descritto come un frassino, ma la tradizione locale ha sempre indicato un pioppo come protagonista di questa vicenda; si tratta di quello che ancora oggi si erge nei pressi di Campoferro. È ben visibile a chi passa in auto dalla tangenziale per Casteggio e raggiungibile a piedi percorrendo via Piacenza. Questo pioppo è monumentale: il tronco posSANTI E BEATI di DanieLa CaTaLano La carità a domicilio della Beata Merkert sente misura oltre sei metri di circonferenza e richiede tre adulti per essere abbracciato. Negli anni ’50 un fulmine lo colpì, minacciandone l’esistenza. La proprietaria, Angelica Palumbo Lambertenghi Strada, fece rafforzare il tronco con iniezioni di cemento armato, salvando l’albero, che sopravvisse anche al rischio di essere abbattuto quando fu costruita la tangenziale, nel 2001. Per decenni l’identità della Vedetta è rimasta avvolta nel mistero, fino a quando Daniele Salerno e Fabrizio Bernini hanno deciso di indagare e hanno pubblicato le loro scoperte nel volume Io sono la Piccola Vedetta Lombarda (Falco, 2009). Il ragazzo in realtà non morì sul colpo, ma fu gravemente ferito e condotto all’ospedale di Vo- ghera. Il nome che emerge dalla ricerca è quello di Giovanni Minoli, di 12 anni, nato a Corana e morto poi il 4 dicembre 1859 presso il nosocomio iriense. De Amicis potrebbe essere venuto a conoscenza della vicenda a Mondondone, frazione di Codevilla. Qui la nobile famiglia Negri era solita ospitare amici e letterati, fra i quali lo scrittore di Cuore, che ascoltò forse la storia dalla voce di Peppino Negri durante una conversazione in quel salotto, crocevia di memorie risorgimentali.

pierluigi.feltri [at] gmail.com

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