La maternità è santità

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Firenze, anni Venti del secolo scorso. Il convento domenicano di San Marco, nella cui ampia piazza giocano e si azzuffano i ragazzi del popolo. Uno di questi è figlio “illegittimo”, come terribilmente si diceva una volta. Tutto accade in un attimo: un compagno lo insulta con pesanti allusioni alla madre. Passa di lì un piccolo professore occhialuto che, sedata la rissa, prende per mano il giovane “illegittimo” e lo conduce tra le celle affrescate dal Beato Angelico, sino al quadro più noto di quella splendida galleria dipinta nelle celle del convento.

«Lo sai cosa è questo?» chiese il professore al ragazzo. «L’Annunciazione», rispose. «E sai cosa vuol dire l’Annunciazione?» «Beh, è venuto un angelo davanti alla Madonna e le ha detto che sarà madre di Gesù…» Allora continuò il professore: «Perché lo Spirito divino è disceso nel ventre di questa donna e si è incarnato. Hai capito? Quindi non vergognarti mai. La maternità è sempre santità. Qualunque cosa dicano di tua madre, tu la devi pensare sempre come una santa perché è come la Madonna, e quando avrai bisogno di qualcosa nella vita prega la Madonna e pregherai tua madre».

La testimonianza, che abbiamo avuto la fortuna di ascoltare personalmente nel lontano 1993, è del regista Franco Zeffirelli il quale aggiunse preziosi dettagli all’aneddoto: avrebbe dovuto essere abortito perché frutto di una relazione extraconiugale… E invece: «Si innamorarono pazzamente e mia madre rimase incinta». I benpensanti di famiglia le consigliarono di abortire. Così, continuò il regista, «io nacqui contro il parere di tutti, perché a mia madre ripugnava il pensiero di uccidermi».

Ma c’era di più. Spiegò infatti il regista che secondo la tradizione dello Spedale degli Innocenti di Firenze (quello appunto destinato ai bambini nati fuori dal matrimonio) ogni giorno della settimana corrispondeva ad una lettera: «Il giorno che nacqui io toccava alla Z e mia madre, che oltre ad essere una grande sarta era musicista, pianista, un’appassionata di Mozart, con tanto di farfalle e zeffiretti, quando le proposero la Z come iniziale, all’impiegato comunale disse, appunto, Franco Zeffiretti. Quello non capì bene e, invece delle doppie T, mise le doppie L: Franco Zeffirelli»

Il risultato fu più arioso per effetto di quella doppia L. E comunque portò fortuna al regista, che con quel nome è conosciuto in tutto il mondo.

Una parola infine sul “professorino”: era il grande Giorgio La Pira, il sindaco santo di Firenze, terziario francescano proprio a San Marco e tra i protagonisti della rinascita politica italiana del Dopoguerra. Ma di lui parleremo un’altra volta. Intanto, con le parole di Zeffirelli celebriamo l’Annunciazione, che cade il 25 marzo: nove mesi prima del Natale del Signore.

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