Il Papa è tornato nella terra dei suoi nonni e di suo papà

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La visita di Bergoglio ad Asti: due giorni alla riscoperta delle proprie origini, accolto dalla cugina e dai parenti. Il pranzo in famiglia, la cittadinanza onoraria, la Messa nella cattedrale, il saluto alla città sulla papamobile

di Daniela Catalano

Il 19 e il 20 novembre il Piemonte ha accolto Papa Francesco che ha visitato Asti… alla riscoperta delle sue origini. Il nonno, la nonna e il papà di Bergoglio, infatti, nel febbraio del 1929 lasciarono queste terre per andare a cercare fortuna in Argentina.

La visita è stata suddivisa in due momenti: uno strettamente riservato, per festeggiare il 90° compleanno della cugina, Carla Rabezzano, e l’altro pubblico, per incontrare la comunità diocesana.

La giornata di sabato 19 è stata interamente dedicata ai parenti che ancora risiedono in zona. Dopo il pranzo in famiglia a Portocomaro, il Pontefice è stato accolto in una casa di riposo per anziani. Poi si è recato a Tigliole, nella frazione San Carlo, da un’altra cugina e, in serata, ha alloggiato in vescovado.

Domenica ha percorso a bordo della papamobile un tragitto in mezzo alla città, salutato da centinaia di persone, prima di entrare nella cattedrale di Asti, dove ha concelebrato la S. Messa con il vescovo Mons. Marco Pastraro, che gli ha rivolto un affettuoso saluto, il vescovo emerito Mons. Francesco Ravinale e 49 sacerdoti. Ha incontrato così una rappresentanza di tutta la Diocesi (1200 persone) e in particolare di giovani, in occasione della XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata dalla Chiesa il girono di Cristo Re. Nel corso della celebrazione eucaristica il Pontefice ha conferito l’accolitato a Stefano Accornero, l’unico seminarista astigiano, 24 anni, che frequenta il Seminario di Torino in compagnia di altri 22 piemontesi.

Nell’omelia il Papa ha dato risalto al suo legame con questi luoghi: «Da queste terre mio padre è partito per emigrare in Argentina e in queste terre, rese preziose da buoni prodotti del suolo e soprattutto dalla genuina laboriosità della gente, sono venuto a ritrovare il sapore delle radici. Oggi, però, è ancora una volta il Vangelo a riportarci alle radici della fede. Esse si trovano nell’arido terreno del Calvario, dove il seme di Gesù, morendo, ha fatto germogliare la speranza».

«Il nostro Re – ha aggiunto – apre le braccia a tutti dal trono della croce e non punta il dito contro nessuno, e “a brasa aduerte” ti dice che niente di te gli è estraneo, che vuole abbracciarti, rialzarti e salvarti così come sei, con la tua storia, le tue miserie, i tuoi peccati».

Il Signore, però, chiede di chiamarlo per nome, come ha fatto sul Calvario il buon ladrone, in confidenza, non da spettatori ma da “coinvolti”, cioè come persone pronte a sporcarsi le mani e a farsi “servi per regnare con Lui”.

Al termine della liturgia il Santo Padre ha guidato la recita dell’Angelus nel quale ha invitato tutti a farsi costruttori di fraternità, ricordando il dramma delle guerre, in particolare la martoriata Ucraina, e le vittime dell’incendio tra i rifugiati a Gaza. Ai giovani ha chiesto di non essere schiavi dei cellulari, non conformisti ma trasgressivi, costruendo comunità solidali.

Poi ha raggiunto l’episcopio per il pranzo all’insegna dei piatti tipici della tradizione piemontese: carne cruda di Fassona, vitello tonnato, peperoni con la bagna cauda, agnolotti del plin, arrosto con contorno di verdure e dolci. Ad allestire la tavola papale è stata la Onlus PIAM, in collaborazione con i ragazzi di Progetto Download Albergo Etico e con l’Istituto Alberghiero di Asti. PIAM Onlus è una realtà impegnata dal 2000 nella lotta alla tratta umana e nell’accoglienza di ex vittime e di rifugiati che, nell’ex Seminario di Asti, gestisce “Casa Alfa”, Centro di accoglienza per donne sottratte alla strada con i loro bambini. Tra queste c’è anche Success, 24 anni nigeriana, in Italia dal 2018, che oggi è diventata cuoca e ha cucinato, con la chef Monica Pio, le pietanze degustate dal Pontefice, tutte innaffiate dal Grignolino, vino che lui ama. Al termine ha voluto conoscere personalmente Succes e ringraziarla.

Nel pomeriggio Francesco si è trasferito in auto allo Stadio Comunale “Censin Bosia” di Asti, dove lo attendevano con canti e striscioni 1.340 bambini e ragazzi in rappresentanza delle parrocchie e degli oratori della Diocesi. Due di loro, sorelle gemelle, gli hanno regalato un mazzolino di fiori gialli e bianchi e alcuni disegni a ricordo del viaggio e un altro bambino una maglietta bianca e rossa dell’Asti Calcio con il numero 10 e la scritta “Bergoglio”.

Al termine la partenza per tornare in Vaticano.

Durante il mini soggiorno, il sindaco di Asti, Maurizio Rasero, ha conferito al Papa la cittadinanza onoraria del Comune, in una cerimonia strettamente privata.

Molti sono stati i doni ricevuti da Bergoglio. Tra i più originali il presepe dell’associazione “Oro Incenso Mirra – Presepi nel Monferrato”, costituito da un cestino con un Bambin Gesù poggiato tra grappoli di Malvasia appassita, fiori, foglie di vite e spighe di grano, che arriva da Schierano, paese del trisnonno del Papa e che è stato creato da Daniela Richetta; una delle creazioni di Dudù, maestro presepista detenuto nella casa di reclusione di Asti; da Portacomaro, quattro “pulcini”, cioè dei piccoli libri composti e stampati a mano, in tiratura limitatissima, nella tipografia dell’editrice “Pulcinoelefante” di Osnago e, infine, la “polvere del Ricetto”, una bustina con tracce di antichi mattoni della casa più antica del paese di Portacomaro. Tanti anche i prodotti tipici come miele, vino, soprattutto Grignolino, comprese 12 bottiglie di “Laudato”, il vino della vigna del Papa a Portacomaro, curata dalla comunità “Laudato Si’” e pure un barattolo pieno di terra del Monferrato e semi di grano che decine di soci della Cia hanno raccolto, come simbolo di vicinanza degli agricoltori alla missione papale di fratellanza.

La S. Messa ad Asti è stata trasmessa in diretta anche dal canale TV di Radio PNR, la radio della Diocesi di Tortona che ha presenziato con l’inviato Luca Sturla.

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