Il nostro San Valentino

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Scommettiamo che vi sareste aspettati da noi un pezzo su San Valentino. In effetti, lo festeggiamo da sempre alla maniera nostra: niente week-end romantici, niente cenette al ristorante, niente regali di lusso, ma un pudico brindisi con uno spumantino del nostro Oltrepò e un giallo televisivo rassicurante (con Poirot non si sbaglia mai…).

Però il vero must è il solito – ma sempre nuovo – bigliettino, a metà tra amore e ironia (due cose che si somigliano molto), magari accompagnato da qualche estemporanea invenzione, come la foto scattata da Gianni l’altra settimana e mandata a Maria Pia su WhatsApp: soggetto la vetrina del caffè davanti a cui esattamente mezzo secolo fa scoccò la fatidica scintilla.

Da una quindicina d’anni Gianni approfitta dell’occasione per mandare “a tutte le sue donne, e ai loro maschietti” un florilegio di frasi, immagini ecc. allestito appositamente sul tema “Amore e dintorni”. (Come per la lettera di Natale, potete chiederne copia al consueto indirizzo…).

Ma il vero motivo per cui non siamo del tutto in sintonia con i festeggiamenti che precedono il fatidico 14 febbraio è la retorica sdolcinata industrialmente prodotta per l’occasione dai media e dalla pubblicità: dove si parla di tutto tranne che di un amore autentico, fatto insieme di spirito e carne, tenerezza e sensualità. Sul tema, il nostro mondo sembra piuttosto diviso tra l’ossessione pornografica per singoli pezzetti di corpo (sempre quelli) e un disincarnato angelismo fatto di cuoricini e di “tvb”.

Lo scrittore e filosofo francese di origine algerina Fabrice Hadjadj, ebreo convertito al cattolicesimo, ha scritto un libro affascinante sin dal titolo: Mistica della carne (Medusa edizioni); dove spiega appunto l’aspetto unitivo e insieme contemplativo della sessualità coniugale. Tanto che il luogo in cui – amore dall’amore – nasce una nuova vita, il grembo femminile, è definito un vero “tabernacolo di carne”.

Dal canto suo, la filosofa belga Thérèse Hargot denuncia da una prospettiva “laica” e femminista i “nuovi tabù” della società dei consumi, che ha esteso il proprio materialismo anche alle relazioni affettive. Nel libro Una gioventù sessualmente liberata (o quasi), pubblicato da Sonzogno, evidenzia che a farne le spese sono proprio i più giovani, privati dell’incanto amoroso che rende irripetibile la vita: “ingozzati come sono di immagini sessuali”, considerano il partner un semplice strumento di piacere, non una persona fatta di un “unicum fra corpo ed emozioni”. Il problema, dice la Hargot, è che si è fatta troppa “informazione” e poca “educazione” per aiutare i giovani a “divenire uomini e donne liberi… capaci di scegliere ciò che corrisponde al loro bene”.

San Valentino, tu che cosa ne pensi?

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