Iacchetti, Israele e il dondolo

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Di Ennio Chiodi

La faccia stravolta di Enzo Iacchetti, protagonista di programmi satirici e di film che non faranno la storia del Cinema, ha dominato nei giorni scorsi non solo i social ma anche le prime pagine dei giornali più importanti. Lo scontro televisivo messo in scena nel teatrino di Bianca Berlinguer finito con pesanti insulti e minacce fisiche a un rappresentante israeliano – anch’egli scostante e divisivo – ne ha fatto un’icona ammirata da buona parte della Sinistra più ideologica, compresi leader e intellettuali di riferimento. Un segno dei tempi. Anche sulle questioni più drammatiche e delicate tutto quanto fa spettacolo: comici e registi di moda, politici estremisti, giornalisti e docenti universitari con le casacche di parte, diplomatici dalla carriera traballante, ex condut- tori televisivi in cerca di rilancio. L’importante è spararla grossa e sostenere tesi “definitive” che non ammettono dubbi e riflessioni più approfondite, avulse dalla complessità. Si ignorano precedenti storici, responsabilità diffuse, possibili letture alternative, zone grigie aperte alla verifica e al confronto. La gente di Palestina che muore sotto le bombe dell’esercito israeliano ed è costretta a fuggire abbandonando quel che resta delle loro case e dei loro poveri beni, vive da sempre sotto la feroce ditta- tura del gruppo terroristico di Hamas che intende distruggere Israele e di cui Israele si vuole liberare. La crudele, odiosa, strage razzista compiuta da Hamas il 7 ottobre nei villaggi israeliani e gli ostaggi catturati, torturati e uccisi sono scomparsi dal dibattito. Piero Pelù, un cantante non più sulla cresta dell’onda, viene invitato per sostenere che il governo israeliano l’ha consentita, se non provocata, per avere il pretesto di successivi “stermini” e genocidi”. Senza contare le guerre scatenate nella seconda metà del ’900 dai Paesi arabi con l’intento di distruggere il piccolo Stato di Israele. Ricordarlo significa giustificare le ulteriori ambizioni espansionistiche di Tel Aviv e l’abominio della strage di civili, donne e bambini? No, evidentemente. Significa aiutare il confronto ed esaminare le vicende in un quadro di riferimento che aiuti anche Enzo Iacchetti a conoscere e capire. Nei parchi giochi per i bambini di una volta c’era un lungo asse, un dondolo, alle cui estremità ci si sedeva in due cercando di non farlo pendere solo da una parte: una continua ricerca della posizione giusta per mantenerlo in equilibrio. Il più pesante dei due doveva spostarsi un po’ più avanti per consentire al più leggero di mantenere la posizione. Potrebbe essere un buon esercizio per i conduttori e gli ospiti “seriali” che governano quella che ancora ci ostiniamo a chiamare informazione nella nostra povera televisione.

enniochiodi [at] gmail.com

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