Dolamente 4 giorni

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Di Carlo Zeme

Sono a casa da solo per quattro giorni. Novantasei ore, un weekend lungo pensandola al positivo e quasi una settimana di lavoro nel caso si volesse smorzare l’entusiasmo. Margherita e Melina sono in montagna al fresco mentre la città si scioglie come succede a metà agosto. Io le raggiungerò giovedì sera e fino a quel momento, viste le mie poche doti pratiche rispetto al vivere la vita di tutti i giorni, l’obiettivo è uno solo: sopravvivere. Congelatore e microonde sono miei fedeli alleati, adempio ai doveri di casa con molta attenzione ma riesco a combinare ugualmente qualche pasticcio dei miei: chiedere per informazioni alle piantine di basilico appassite sul terrazzo. Finita la giornata di lavoro la videochiamata con il resto della famiglia diventa appuntamento fisso, Margherita è al di là dello schermo con la sua vitalità, una volta è sullo scivolo, un’altra volta pronta per cenare con indosso un maglione che fa venire i brividi alle mie tempie sudate, un’altra volta ancora in giro per strada mano nella mano con la mamma. Ci salutiamo e a modo suo mi racconta cosa è successo durante il giorno. Appuntamento fisso dopo appuntamento fisso contiamo le ore che ci separano. Mi preparo per il ricongiungimento famigliare con la lista delle cose da fare prima di partire: acquistare qualcosa che in alta quota manca, portare ciò che è stato dimenticato nella valigia delle ragazze e chiudere la casa. Percorro i chilometri pensando che non sono un marinaio, e che proprio un marinaio riderebbe di me che mi chiedo quando sia stata l’ultima volta nell’ultimo anno e mezzo che sono stato lontano per più di due giorni dal resto della famiglia. Arrivo, parcheggio, svolto l’angolo e trovo due sorrisi ad accogliermi, Margherita con una giacca vento blu sfida una pioggerellina leggera. Sono emozionato, felice e soprattutto stupito. Mi è capitato di sottovalutare chi mi dicesse di trovare Margherita cresciuta a distanza di poco tempo e invece, dopo appena quattro giorni di sopravvivenza solitaria, rivedo quegli occhioni cresciuti di un bel po’. Che magia rincontrarsi.

carlo.zeme [at] gmail.com

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