Davanti agli altri togliamoci i sandali e chiediamo permesso

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La Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi nella Chiesa sarà celebrata martedì 18 novembre ma tanto è già stato fatto e si continua a fare: incontri, Centri di ascolto, accoglienza, progetto “Memorare”

DI MARCO REZZANI

Rispetto. Generare relazioni autentiche è il tema scelto per la V Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi nella Chiesa che sarà celebrata il 18 novembre 2025. Come emerge dalla III Rilevazione sulle attività dei Servizi territoriali per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, che prende in esame il biennio 2023-2024, con il coinvolgimento di 184 Diocesi (il 94,2% del totale), 16 servizi regionali e 103 Centri di ascolto attivi, tutte le regioni e tutte le Diocesi italiane si sono dotate di un Servizio diocesano o interdiocesano per la tutela, così da svolgere un servizio di presidio e di formazione capillarmente distribuito. I Centri diocesani si avvalgono della presenza di professionalità formate e competenti quando si tratta di ascolto e accoglienza delle vittime o di familiari: sorti sul territorio, sono in un numero circoscritto proprio per poter contare su personale qualificato e costantemente aggiornato. Per accompagnare la formazione, online e in presenza, nelle prossime settimane saranno presentati due strumenti operativi destinati agli operatori ed elaborati per uniformare le procedure a livello nazionale. «La formazione – sottolinea Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Cei – resta un impegno rigoroso e costante. Nel 2024 sono stati realizzati 781 incontri, con 22.755 partecipanti, tra cui operatori pastorali, sacerdoti, religiosi, educatori e membri di associazioni; sommando i partecipanti agli incontri del 2023 si arriva a un totale di 42.486 persone raggiunte e formate in due anni». «Allo stesso modo – prosegue Baturi – preme rilevare il valore dei rapporti con la società civile. Tra le collaborazioni avviate a livello nazionale, si evidenzia la partecipazione all’Osservatorio contro la pedofilia e pedopornografia, contribuendo alla stesura delle schede di azione del Piano nazionale di prevenzione e contrasto dell’abuso dello sfruttamento sessuale dei minori». Una collaborazione che risulta in crescita anche a livello locale, passando dal 13,1% nel 2023 al 18,3% nel 2024, in termini di iniziative promosse con associazioni e organismi non ecclesiali, così come la partecipazione a tavoli presso le istituzioni civili. A sua volta la Conferenza Episcopale Italiana, il 28 ottobre 2022, ha siglato un accordo con la Pontificia Commissione per la tutela dei minori per un progetto “Memorare” volto a promuovere da quel momento in poi un impegno comune sempre più incisivo nel combattere gli abusi sessuali all’interno della Chiesa. Alla base c’è la condivisione di un approccio integrale e delle buone prassi adottate dalla Chiesa in Italia per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Tale accordo prevede aggiornamenti regolari sulle iniziative di tutela e di salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili. Si contempla inoltre uno scambio di competenze e professionalità al fine di creare una rete globale di Centri per l’accoglienza, l’ascolto e la guarigione delle vittime, secondo gli standard internazionali e sul modello di quelli già diffusi nelle diocesi italiane. «In tutte le Chiese locali c’è la ferma consapevolezza che questo sia un cammino inarrestabile» – ha detto il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale Italiana. «Promuovere una rinnovata cultura della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili nelle Chiese che sono in Italia – ha commentato la presidente del Servizio Nazionale tutela minori della Cei, Chiara Griffini – significa chiederci come nelle relazioni che animano la vita ecclesiale ci assicuriamo quel dettaglio che può fare la differenza: il rispetto. È il rispetto la sostanza etica a cui ancorare le nostre relazioni ecclesiali, quelle verticali come quelle orizzontali, affinché l’altro sia riconosciuto come tale: altro da me, differente. Di fronte all’altro non solo ci è chiesto di toglierci i sandali per rispettarne la sacralità e l’originalità di cui ciascuno è portatore, ma imparare a “chiedere permesso”, per incontrarne la vulnerabilità come tratto dell’umano da integrare e custodire, sempre e ovunque». Inoltre il rispetto è anche la «garanzia di quel limite oltre al quale non si può mai andare, così che i legami non diventino mai legacci e l’altro non sia ridotto da soggetto libero, creativo, a oggetto manipolato». Un limite che se viene oltrepassato «diventa non solo violazione, ma perdita per tutti di quella essenza che ci accomuna al di là di ogni gerarchia verticale e prossimità orizzontale: la dignità che ci appartiene come esseri umani». Quella dignità inviolabile che Gesù per primo ha riconosciuto ai bambini: “Lasciate che i piccoli vengano a me”. «Solo garantendoci reciprocamente il rispetto – ha concluso la presidente – potremo allora generare relazioni ecclesiali non solo rinnovate, ma autentiche». Proseguendo sulla linea tracciata per l’edizione 2024, anche quest’anno è stato predisposto il materiale a uso di Diocesi e Parrocchie per la celebrazione della Giornata, elaborato in collaborazione con persone toccate da vicino dalla drammatica realtà dell’abuso. Le riflessioni proposte per questa V Giornata sono infatti offerte da un gruppo del settore apostolato biblico di una Diocesi italiana, dove, attraverso l’ascolto della Parola, è stato possibile condividere e intraprendere percorsi di verità e giustizia su abusi generati dalla violazione del mandato evangelico “Lasciate che i piccoli vengano a me”, le cui conseguenze ricadono non solo sulle vittime, ma anche sulle generazioni familiari successive.

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