«Cenni di ripresa. Oggi non è poco»

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Commercio a Tortona.Il saldo positivo tra aperture e chiusure differenzia la città dagli altri centri della provincia. In sofferenza il settore dell’abbigliamento

di Stefano Brocchetti

Il commercio al dettaglio naviga in cattive acque ovunque e Tortona non fa eccezione. Ci sono però alcuni dati che lasciano intravedere nuove prospettive ed evidenziano criticità che possono essere affrontate.

È il caso dell’analisi sull’andamento degli insediamenti di esercizi commerciali in città, nello specifico dei cosiddetti negozi di vicinato, ovvero locali di estensione inferiore ai 250 metri quadrati: nel 2023, secondo i numeri forniti a Il Popolo dal Comune di Tortona, si sono registrate 26 nuove aperture, di cui 8 di generi alimentari e 18 di non alimentari. Di contro, nel medesimo arco temporale, ovvero gli scorsi 12 mesi, le cessazioni di attività sono state 21, 4 nel settore alimentare, 16 non alimentare e 1 di tipo misto. Il saldo quindi è positivo, sia pure in modo leggero, di 5 unità.

Nel momento attuale può essere un elemento incoraggiante, ma va ricordato che anche negli anni più bui del recente passato, quando le chiusure erano persino maggiori, la differenza come le aperture era sempre stata a saldo positivo: il dato quindi non è un indicatore dell’andamento economico complessivo. In più si tratta di un dato aggregato, poiché non considera le tipologie di esercizio. Certamente è percepibile la quantità di negozi sfitti in centro storico, fenomeno su cui influisce tantissimo la dinamica dei costi degli affitti: è risaputo, almeno nelle dichiarazioni di molti esercenti, che la scelta di chiudere o di trasferirsi è spesso legata ai costi fissi.

Un indice più interessante riguarda i subingressi, ovvero le attività che restano aperte pur passando di proprietà: sono stati 13, 2 alimentari, 8 no, 3 misti. Inoltre, a completare il quadro, da diversi anni non si registrano variazioni nel numero di esercizi di media e grande distribuzione, per cui non è percepibile l’impatto di questi centri commerciali o grandi negozi su quelli del vicinato: se ne riparlerà forse nel 2025, se verrà portato a compimento il piano per la realizzazione della nuova area, l’ultima prevista dal Piano Regolatore, tra l’Oasi e il Brico.

Per tutti questi motivi, il commercio a Tortona pare muoversi su dinamiche meno catastrofiche, anche rispetto a località limitrofe. «La dinamica su dati positivi nel saldo tra aperture e chiusure distingue Tortona da tante altre città limitrofe della nostra provincia, – evidenzia Francesco Alfieri, direttore Confcommercio – di maggiori e analoghe dimensioni, dove da anni la tendenza è verso il negativo. Il dato è incoraggiante e anche se non può rivelare lo stato del commercio nel suo complesso, lascia intendere situazioni specifiche che hanno i margini per crescere o rimanere stabili».

La visione per categoria è più dettagliata: «Crescono ad esempio i locali di somministrazione o quantomeno a fronte di chiusure si registrano nuove aperture. Chi più soffre è l’abbigliamento, in particolare la fascia media, mentre l’alta gamma e il livello più popolare resistono. È un po’ lo specchio dell’andamento dell’economia, dove la disuguaglianza penalizza soprattutto il livello dei redditi medi, mentre chi ha di più, non ha grossi problemi e chi ha meno, fatica comunque a fare acquisti».

La crescita dei salari, meglio se attraverso la revisione dei contratti di categoria, sarebbe lo strumento idoneo per un riequilibrio del potere d’acquisto, da cui dipende la capacità di spesa del consumatore. Poi il caro affitti: «Molti proprietari preferiscono tenere il negozio sfitto piuttosto che abbassare l’affitto. – aggiunge Alfieri – Ma diversi commercianti possiedono la proprietà dei muri del negozio, su cui hanno potuto investire in anni migliori e ora ne beneficiano alleviando i costi di gestione dell’attività. Alcune attività di franchising, operando su vasta scala, consentono di mantenere tanti punti vendita, i cui gestori non devono nemmeno fare magazzino perché agevolati nella restituzione dell’invenduto».

Dal Comune, il sindaco Federico Chiodi analizza così l’andamento: «I dati mostrano cenni di ripresa, o perlomeno una situazione stabile, che non è poco se consideriamo la generale crisi del comparto. L’Amministrazione comunale, insieme alle associazioni di categorie attive in città, ha lavorato molto per sostenere le attività commerciali: il Distretto Urbano del Commercio che ha procurato importanti contributi economici dalla Regione Piemonte, partecipando a bandi per rinnovare l’estetica dei negozi, per l’illuminazione pubblica, l’arredo urbano, per diversi eventi che hanno arricchito il già notevole calendario di iniziative. Soprattutto, l’interesse è quello di favorire l’innovazione e la capacità di fare rete dei nostri commercianti, in un momento storico in cui il settore deve fare i conti in particolare con la concorrenza dell’e-commerce».

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