Bene comune e solidarietà

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Di Cesare Raviolo

Si riapre in Italia il dibattito, ormai ciclico, sulla “patrimoniale”. Questa volta è stato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a proporre un “contributo di solidarietà” dell’1% sulle ricchezze superiori ai 2 milioni di euro. Si tratterebbe di tassare i patrimoni di circa 500 mila Italiani, il che produrrebbe per lo Stato un gettito di circa 26 miliardi. Le polemiche non sono mancate, anche se la nostra Costituzione (art. 53) prevede la progressività delle imposte: attualmente il nostro sistema tributario è piuttosto sbilanciato e qualche correttivo non guasterebbe. I dati statistici delle dichiarazioni Irpef (unica imposta progressiva) del 2024 (anno d’imposta 2023) evidenziano un gettito proveniente da redditi da lavoro dipendente o pensione per l’85,1% e solo per il restante 14,9% da redditi di lavoro autonomo e da capitale. Un ripensamento del sistema fiscale e, in particolare, dell’imposizione diretta, compresa l’introduzione di un’imposta o contributo di solidarietà che dir si voglia, sui grandi patrimoni non sarebbe da escludere del tutto. Nonostante le titubanze da parte dell’Unione europea, qualcosa si muove in più di un Paese. In Francia, ad esempio, gli economisti Gabriel Zucman e Thomas Piketty hanno proposto un’imposta patrimoniale per ridurre il deficit del Paese; il dibattito che ne è seguito ha infiammato l’opinione pubblica francese e suscitato interesse in tutta Europa. La proposta riguarda una nuova imposta annuale del 2% sui patrimoni supe- riori ai 100 milioni di euro e interesserebbe 1.800 persone in tutta la nazione. La misura, che potrebbe fruttare al governo di Parigi circa 20 miliardi di euro, contribuirebbe a realizzare una maggior equità fiscale e diminuirebbe le diseguaglianze, considerato che, in Francia, negli ultimi 30 anni, la partecipazione delle 500 persone più ricche alla formazione del Pil è passata dal 6 all’attuale 42%. C’è chi teme che la tassa possa provocare una caduta degli investimenti e una fuga di capitali, ma anche altri Paesi (Spagna, Norvegia, Svizzera, Paesi Bassi, Belgio e Regno Unito) hanno varato o hanno allo stu- dio misure simili. Forse sarebbe il caso, visto che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, di attivare un’inversione di tendenza, varando, con la dovuta accortezza e in prospettiva di armonizzazione UE, una misura adeguata. Non dimentichiamo che, per il bene comune, l’art. 2 della Costituzione richiede a tutti “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.

raviolocesare [at] gmail.com

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