Occupazione: non è tutto oro…
Di Cesare Raviolo
Il tasso di occupazione in Italia ha segnato, a luglio, un nuovo record: 62,8%, appena un decimo di punto sotto il massimo storico del 62,9% registrato a maggio 2025. Allo stesso tempo il tasso di disoccupazione è sceso al 6%, livello tra i più bassi degli ultimi decenni. Questi risultati, in prima lettura, potrebbero far pensare a una ripresa diffusa del mercato del lavoro, dopo le difficoltà dovute alla pandemia e alle recenti crisi economiche. Tuttavia, l’analisi dei dati disaggregati per fasce di età rivela che l’aumento degli occupati è dovuto soprattutto a quanti hanno tra i 50 e i 64 anni (+3,2%), mentre la fascia 35-49 anni ha fatto registrare un calo dell’1,8% e quella tra i 15 e i 34 anni una flessione dello 0,5%. Il boom occupazionale degli over 50 non è una novità degli ultimi due anni; da un decennio, infatti, il numero dei lavoratori ultracinquantenni è in costante crescita e ha portato la quota di questi occupati ai massimi storici. All’origine della crescita alcuni fattori strutturali, come l’allungamento dell’età pensionabile, dovuto alle riforme previdenziali, che costringono o incentivano milioni di italiani a prolungare la carriera lavorativa; l’esperienza e la flessibilità di tali lavoratori, caratteristiche che le aziende prediligono per la maggior affidabilità e disponibilità ad accettare anche forme di lavoro flessibile o parziale; i cambiamenti demografici dovuti all’invecchiamento della popolazione, che aumenta fisiologicamente il peso percentuale degli over 50 tra gli occupati. Al contrario, negli ultimi anni, sono aumentate le difficoltà occupazionali delle fasce d’età più giovani. In Italia la partecipazione degli under 35 al mercato del lavoro è ai minimi storici, perché continua a crescere il numero di giovani inattivi. Ne deriva che il tasso di disoccupazione giovanile, se pure sceso leggermente rispetto agli anni precedenti, rimane tra i più alti d’Europa e spinge molti giovani italiani a cercare lavoro all’estero, con conseguenze negative sull’andamento demografico ed economico. La mancata crescita dei segmenti più giovani degli occupati si attribuisce alla incapacità del mercato del lavoro di innovarsi e di produrre opportunità adeguate alle nuove generazioni. Questo andamento dualistico del nostro mercato del lavoro non è affatto promettente perché nel medio periodo verranno a mancare le forze lavoro sostitutive dei pensionati. Dunque, vale anche in questo caso il noto detto “non è tutto oro quel che luccica”.
raviolocesare [at] gmail.com