Un menu che non ha prezzo

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di Patrizia Ferrando

Il galateo non rientra tra i temi più frequenti dell’attualità, seppur leggera. Ma, nei giorni scorsi, a indurre qualche cronista ad avventurarsi nel territorio del bon ton e degli inviti a cena, è stata una modella argentina, fidanzata di un calciatore, che ha affidato a un social la sua indignazione per aver ricevuto, in un elegante ristorante milanese, un menù senza prezzi, mentre il suo lui ha consultato quello “normale”, con i prezzi accanto ai piatti elencati. Un gesto, sostiene la ragazza, riprovevole e sessista, che le è apparso addirittura peggiore quando le hanno spiegato che quel tipo di menù si usa solo in alcuni locali generalmente di prestigio: lo ha interpretato come segno della convinzione che le donne non avrebbero sufficienti risorse finanziarie per una cena costosa.

L’uso del blind menu, in termini semplici e pratici, è l’equipollente del prezzo rimosso da un regalo, cioè il non voler attribuire prezzo a quanto si offre. La cornice immaginata è quella di un appuntamento galante, con l’uomo che invita la donna. Il radicamento nei locali sofisticati sta nella convinzione che siano scelti di frequente per occasioni speciali. Quello che occorre sottolineare, però, è che a contare non è la differenza di genere, ma il rapporto tra invitante e invitato.

Nessuno, al giorno d’oggi, dubita che una donna possa o voglia pagare la propria cena o invitare chicchessia. E una piccola galanteria non guasta. Sempre restando sulla pratica, accantonando per un momento la cena di coppia, le altre circostanze più probabili sono di due tipi: andare a mangiare in un piccolo gruppo di familiari o amici (magari anche solo due), oppure un invito, indifferentemente partito da un uomo o da una donna, con cui si vuole offrire un momento conviviale o di festeggiamento all’insegna del buon cibo e della bella atmosfera. Nel primo caso, si può spiegare molto tranquillamente al cameriere che si desidera avere tutti i menù coi prezzi o magari condividere in semplicità la lista portata. Nel secondo, anche il sistema meno formale dell’esposizione delle specialità da parte di chi serve o dell’anfitrione funziona bene alla bisogna. Se si viene invitati, nella scelta resta buona norma lasciarsi un poco orientare perché, partendo dal presupposto che non vi avranno proposto un locale fuori dalla loro portata, non pare simpatico verso chi offre né gettarsi su pietanze deluxe né selezionare quel che dovrebbe costare il minimo.

Ultimo consiglio per inviti al ristorante, romantici e non: scegliete un ristorante che conoscete, direi di persona e non tramite indicazioni e recensioni altrui; lasciate gli esperimenti ad altre occasioni.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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