Sciopero all’ex Ilva per chiedere garanzie
Lavoratori e sindacati in piazza il 16 ottobre in attesa della convocazione a Roma il 28 ottobre
NOVI LIGURE – Produzione ridotta ai minimi storici, aumento dei lavoratori in cassa integrazione e offerte di acquisto deludenti con il rischio di una vendita “spezzatino”. Sono questi alcuni dei motivi che hanno spinto a scendere in strada lo scorso 16 ottobre. Le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti ex Ilva di tutta Italia, oggi Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, hanno aderito allo sciopero indetto per l’intera giornata di giovedì scorso dai sinda- cati Fim, Fiom e Uilm per protestare contro l’aumento del 50% delle unità in cassa integrazione straordinaria, passate da 3062 a 4450 da lunedì 29 settembre, e contro il silenzio del Governo rispetto alle richieste sindacali per la riconvocazione del tavolo di crisi. Mobilitazioni e assemblee nei vari siti produttivi del gruppo che hanno portato a uno dei risultati sperati, ossia la convocazione dei sindacati a Palazzo Chigi per il prossimo 28 ottobre, arrivata però a poche ore dalla proclamazione dello sciopero. Per i sindacati, “quell’incontro conquistato sarà l’occasione per ribadire i punti necessari alla ripresa del confronto, sapendo fin d’ora che la mobilitazione continuerà”, si legge in una nota di Fim Fiom e Uilm rilasciata il giorno seguente allo sciopero. I sindacati chiederanno: garanzia della continuità produttiva e d’azienda, con risorse immediate per la manutenzione e la ripartenza degli impianti; garanzie occupazionali e di salute e sicurezza per tutte le lavoratrici e i lavoratori diretti e degli appalti; soluzioni occupazionali per i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria e per i lavoratori che vogliono rimettersi in gioco in attività non siderurgiche o che attendono il riconoscimento pensionistico, ma soprattutto un intervento pubblico che garantisca il riavvio degli impianti con investimenti mirati e la decarbonizzazione. Sciopero e presidio anche davanti allo stabilimento di Novi Ligure, dal quale è poi partito un corteo di manifestanti che ha raggiunto il centro della città. «Non è un modo di lavorare per un lavoratore, non c’è dignità in questo modo». – spiega il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, il quale ha partecipato in prima persona alla manifestazione al fianco di sindacati e lavoratori. «Le offerte che sono state fatte per l’acquisizione sono molto deludenti e quindi è giusta la preoccupazione. – prosegue Muliere – Si tratta di un’azienda importantissima per l’economia cittadina, non voglio neanche immaginare lontanamente che questa azienda possa chiudere perché sarebbe davvero dal punto di vista sociale e economico un grande problema».
Federica Riccardi

