Pellizza, l’umanità sulle tele

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L’evento. A Milano la grande retrospettiva del maestro di Volpedo alla Galleria d’Arte Moderna, fino al 25 gennaio. Tra le opere anche il Quarto Stato

A Milano una mostra da vedere per poi tornare contenti e orgogliosi di sapere che tra i paesi della diocesi di Tortona, c’è un posto, come Volpedo, in cui lo sguardo accarezza i profili delle colline, i boschi, il ponte sullo Scrivia, raffigurati nei suoi dipinti, e incrocia i volti delle persone, discendenti di coloro che Giuseppe Pellizza scelse per mettere in scena il suo Quarto Stato: il quadro icona del Novecento. Una gita d’arte a Milano rinfresca la memoria visiva ed emozionale di un maestro: alla Galleria d’Arte Moderna è allestita la più importante retrospettiva dedicata al mito Pellizza. Una mostra realizzata a più di un secolo dall’ultima monografica, nel 1920 alla Galleria Pesaro. Curata da Aurora Scotti (da sempre un riferimento imprescindibile per lo studio del lavoro dell’artista) e da Paola Zatti (già direttrice dei Musei Civici di Pavia), la mostra è “prodotta” dal Comune di Milano, dalla Gam e da Mets, associazione impegnata nella promozione dell’arte italiana dell’Ottocento. Resterà aperta al pubblico fino al prossi- mo 25 gennaio (chiusa al lunedì) nelle splendide sale della Gam, in via Palestro. Il percorso espositivo è su cinque sale, con 40 opere esposte, arrivate da musei e collezioni, compresi disegni e i progetti pittorici. Il baricentro è ovviamente il Quarto Stato che, dal 2022, è tornato a essere esposto alla Gam (prima era al Museo del Novecento). Emozionante per il visitatore trovare il “racconto” legato alla creazione di questo capolavoro a partire dal disegno che raffigura, a grandezza naturale, il lavoratore in primo piano nel quadro: quello dal volto e dallo sguardo fiero e penetrante nel suo incedere verso un mondo nuovo e inquieto. Ma la mostra riserva altri “tesori” del pensiero pittorico di Pellizza, morto suicida nel 1907. Dal Verismo, al Divisionismo per approdare al Realismo, carico di una modernità che si può percepire anche oggi: è il caso di Lo specchio della vita (e ciò che l’una fa e l’altre fanno), una fila di pecore in cammino, sull’argine di terra di una risaia, dove è facile ritrovarsi nel ruolo di una di esse come il titolo, peral- tro, suggerisce. L’emozione della Fede e dei sentimenti emerge, poi, nel grande dipinto Sul fienile in cui un sacerdote sta portando l’Eucarestia a un contadino moribondo. Una impagabile luce malinconica, al confine tra Divisionismo e Realismo, crea un transfert immediato con chi osserva il quadro, rendendo serena l’idea stessa della morte. La luce nella tavolozza di Pellizza è morbida e potente, unica. La luce di un mito ritrovato. Sono migliaia i visitatori per una mostra, tra le più significative dell’anno. In tanti a soffermarsi di fronte al Ponte del 1904 ovvero – come è annotato a matita da Pellizza sul dipinto – il ponte della Diletta tra Castellaro Guidobono e Casalnoceto. Le terre della diocesi di Tortona nella storia della pittura. Un giovane sposo è coricato per bere l’acqua corrente dello Scrivia (allora con la suggestione di essere potabile), la moglie, con il bimbo in braccio, lo guarda e attende. Piccole figure immerse in uno scenario naturale, segnato dall’armonia. Anche qui la luce è il fattore dominante dell’opera: una luce crepuscolare, poetica, immersiva che si diffonde dal cielo all’acqua: entra nell’anima, grazie agli occhi. Un capolavoro tra i capolavori di Pellizza da Volpedo. Per i Tortonesi (e non solo) l’opportunità di averla vicino al cuore, anche quando finirà la mostra di Milano, quest’opera-sonetto-so- nata per pianoforte, visto che il dipinto, acquisito nel 2017, fa parte della collezione della Pinacoteca del Divisionismo. Pellizza, insomma, va visto e rivisto: a Milano, ma anche a Volpedo e Tortona. Qualcosa, infatti, rimane dopo ogni sguardo ai suoi lavori. Ed è un qualcosa che sa di buono.

Fabrizio Guerrini

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