Metodo esperienziale e idee per la catechesi

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Alberto Macchiavello invitato dall’Ufficio per la Catechesi con l’A.C. e la Pastorale Familiare

TORTONA – La catechesi esperienziale è stato il tema centrale del secondo incontro di formazione del ciclo organizzato dall’Ufficio per la Catechesi in collaborazione con l’Azione Cattolica e l’Ufficio per la Pastorale familiare che si è svolto nella mattinata di sabato 25 ottobre nel salone del seminario. Il direttore dell’Ufficio per la Catechesi, don Fabrizio Pessina, ha accolto il relatore, il genovese Alberto Macchiavello, consigliere nazionale dell’Azione Cattolica Ragazzi, che si occupa di comunicazione per Liguria Digitale e ha lavorato anche per Il Cittadino, il settimanale della Diocesi di Genova. A salutarlo anche Paola Garbagna, incaricata dell’ACR per la Regione ecclesiastica ligure, che ha ricordato l’amicizia che lega Macchiavello alla diocesi di Tortona. Per analizzare il metodo esperienziale nella catechesi, Macchiavello ha iniziato mettendo in evidenza i due protagonisti fondamentali: il catechista e il ragazzo. Il catechista è testimone della fede, maestro e accompagnatore. Il suo ruolo non è solitario, poiché la vocazione è affidata dalla comunità. Il catechista è chiamato ad aprire la catechesi a molteplici esperienze e modalità. I ragazzi, come ha sottolineato il relatore, sono amici di Gesù, anche inconsapevoli a volte,sono cercatori di Dio per i quali il catechista è la lanterna che illumina la ricerca e pure camminatori lungo un sentiero sul quale incontrano il catechista che deve saper prendere il loro passo e accompagnarli verso la meta. Infine, Macchiavello ha definito i ragazzi piccoli bracieri che devono essere alimentati costantemente dal soffio dello Spirito e l’alimentatore è proprio il catechista. «Al centro della catechesi c’è Gesù – ha detto Macchiavello – perché questa è una forma missionaria nata quando i 72 discepoli sono inviati nel mondo ad annunciare la Parola». Nel percorso di catechesi è importante l’incontro con le persone e per queso il catechista deve ispirare fiducia, stare in relazione e cogliere i bisogni e le difficoltà dei ragazzi. «La catechesi esperienziale deve essere un’educazione alla fede, cioè accompagnare il ragazzo nel maturare degli atteggiamenti per assumere un progetto di vita; – ha spiegato Macchiavello – deve essere una pastorale comunitaria e non può essere isolata dalla vita. Parola, sacramenti e vita sono tre parole che devono essere sempre unite insieme». La catechesi esperienziale deve avere come obiettivo l’inserimento e la partecipazione piena all’esperienza della comunità. E deve anche formare i ragazzi affinché possano maturare la consapevolezza della pienezza della vita di fede, vivendo le loro esperienze quotidiane con un “occhio cristiano”. Il cammino della catechesi esperienziale, come ha spiegato Macchiavello, parte dagli avvenimenti della vita quotidiana, necessita del gruppo, dove ognuno mette a vantaggio degli altri i propri doni e talenti, suscitare domanda e realizza incontri che devono essere “fatti di vita” e non momenti scolastici. Inoltre la catechesi non deve essere una “scuola di preghiera”. Per Macchiavello è molto importante la programmazione per obiettivi, fatta in modo molto chiara e pronta ad adattarsi al gruppo. La meta della catechesi esperienziale si può riassumere nel riuscire ad aiutare i ragazzi a vedere, amare e servire come ha fatto Gesù. Il metodo esperienziale, come ha ricordato Macchiavello, ha un ruolo centrale anche nel cammino sinodale delle Chiese in Italia, in quanto offre una modalità per vivere il catechismo e «vuole accompagnare i ragazzi dentro la comunità ecclesiale con l’obiettivo di farli riconoscere come parte attiva». Macchiavello ha invitato i presenti a fare un piccolo esercizio in gruppo per cercare insieme una modalità per trasmettere un vissuto personale di fede a dei ragazzi che seguono un percorso catechistico. Al termine il relatore ha fornito alcuni utili suggerimenti sull’utilizzo della catechesi esperienziale, certo del fatto che, come ha detto Papa Leone, per trasmettere la fede è sempre fondamentale l’incontro con persone che la vivono con entusiasmo e gioia.

Daniela Catalano

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