Lo sguardo a ritroso, la famiglia e il bananeto
Pozzolo Formigaro onora un suo figlio illustre: lectio magistralis dell’antropologo Francesco Remotti (“che è tornato a casa”)
Ancora una volta Pozzolo Formigaro è stata teatro di una lectio magistralis su un tema affascinante come l’antropologia culturale. Protagonista un pozzolese illustre, l’antropologo Francesco Remotti, classe 1943, “Franchino” per gli amici, accolto da parenti, amici e compagni della gioventù con grande affetto. Sabato pomeriggio, nelle cantine del castello medievale, a introdurre la lezione del professore pozzolese è stato il presidente della Isral di Alessandria Mariano Santaniello. La lunga e articolata conferenza di Remotti, intitolata signi- ficativamente “Ma la foresta lo sa. Una etnia africana alle prese con la foresta. Storie e racconti di una vita di ricerche”, è stata dedicata a due grandi maestri pozzolesi come Ma- rio Silvano e l’amico e coetaneo Giacomo Martini, due tra i più autorevoli studiosi della storia, le tradizioni, i costumi e il dialetto della Frascheta. Forti emozioni e grande partecipazione di un pubblico competente, attento e coinvolto nel racconto del relatore che nella sua carriera è stato a stretto contatto con la popolazione Banande del Nord Kivu nella Repubblica democratica del Congo, allora Zaire, ex colonia belga. Nel suo intervento Remotti ha raccontato ai presenti un aneddoto che si è dimostrato cruciale per la comprensione di quella società. Durante uno dei suoi incontri con la popolazione locale, nota che la parola Eki-Handa acquistava un diverso significato in base all’into- nazione. Poiché la lingua dei Banande è una lingua tonale, il tono è l’unico elemento che fa cambiare il valore semantico alla parola che in questo caso acquistava il doppio significato di “famiglia” o di “bananeto”. Remotti arriva a ipotizzare una connessione tra le due parole; perciò incentra i suoi studi verso il bananeto, nel quale scopre con stupore che i Banande non solo vi gettavano i rifiuti ma vi seppellivano anche i propri morti. Il bananeto è la rappresentazione spaziale della famiglia, la persona singola scompare e qui vi rimane per sempre la memoria. Il legame tra famiglia e bananeto è visto dallo studioso come un presupposto che apre ad altri contesti e contrasti, con i pigmei della foresta, con i colonizzatori che hanno in qualche modo rotto un equilibrio secolare. Nello studio di un antropologo la parola “sguardo” ha un forte significato già per i primi antropologi, come Lèvi-Strauss e Malinowsky che teorizzano due modi diversi di osservare gli assembramenti umani. Remotti crede che lo sguardo di un antropologo sia diverso da quello di tutti noi, va a ritroso, contro corrente, perché deve comprendere la società per rintracciarne i presupposti. Questo sguardo a ritroso viene usato dall’antropologo nello studio della modernità. Nella modernità si va oltre quelli che sono i vecchi costumi della società, per costruirne dei nuo-vi attraverso la ragione. L’attività umana ha come conseguenza il cambiamento della terra, che con l’andare del tempo produrrà conflitti tra i popoli per i beni primari di sopravvivenza. Uno sguardo a ritroso secondo Remotti può essere applicato anche nel cogliere i presupposti dell’Antropocene e nelle grandi domande sul mistero della vita e del rapporto con la religiosità, Dio e l’altro da noi, vita e morte, natura e sviluppo umano. Una lezione magistrale che si è conclusa con i saluti del sindaco Domenico Miloscio e la consegna di una targa al professore che tutta Pozzolo può orgogliosamente riconoscere come un suo figlio.
Luca Rolandi