«La vita è faticosa ma dobbiamo avere sogni più grandi di lei»

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L’intervista. Nato a Recco, trasferitosi a Milano, legato alla nostra terra, a Pavia: Gian Carlo Fanori ci parla dei romanzi che ha scritto e della sua passione per l’arte di raccontare

DI MARCO REZZANI

Nato a Recco 70 anni fa, Gian Carlo Fanori da lungo tempo vive a Milano. «Tuttavia – ci dice all’inizio di questa intervista in cui racconta della sua passione per la scrittura – mi piace ricordare di avere vissuto oltre 20 anni a Pavia, dove ho compiuto tutto il mio percorso di studi: dopo un severissimo Liceo Classico, nella prestigiosa Università pavese mi sono laureato in Lettere Moderne. In seguito il lavoro mi ha portato a Milano, ma il mio legame con la città, e gli amici di un tempo, è rimasto inalterato». Come inalterato è rimasto il suo amore per la parola scritta che lo ha spinto a navigare il mondo della comunicazione e, da una quindicina d’anni, a scrivere romanzi.

Come e quando è nata la scintilla, la passione per la scrittura?

«Potrei dire di essere nato con la penna in mano, i primi racconti li ho scritti a 10 anni. Ne ricordo ancora i titoli: Rapina a Denver, Avventure nel Borneo… Frutto di letture e fantasie. Da allora, sia lavorando per varie imprese nell’area della Comunicazione, sia come giornalista pubblicista, e negli ultimi 15 anni come romanziere, di scrivere non ho più smesso.

Cosa l’ha portata ad indirizzarsi verso il romanzo?

«Nel corso del tempo ho collaborato con vari giornali (La Provincia Pavese, Il Ticino, Avvenire, Italia Oggi tra gli altri), e ho scritto alcuni saggi; ma il romanzo è il genere che amo di più. In un romanzo si può costruire un mondo, esplorare la complessità dell’animo umano nelle sue diverse fasi. Ed è proprio ciò che mi interessa, raccontare i percorsi dei miei personaggi; in questo modo, spero, appassionando il lettore, cosa che cerco anche di ottenere scrivendo nel modo più possibile chiaro, scorrevole».

Ci illustra la sua produzione letteraria? Da un’indagine su Google appaiono numerosi titoli di libri scritti da lei…

«Giusto, mettiamo un po’ d’ordine nella mia produzione: a oggi consta di 3 romanzi: Elettra, Discesa verso il futuro, Come mi volevi. Questo perché in Discesa verso il futuro ho unificato due libri che avevo pubblicato separatamente parecchi anni fa – Candidato al successo e Oltre il successo, che ne era il seguito – e anche Come mi volevi è la ripubblicazione di un libro precedente, che a suo tempo avevo intitolato Vero nella notte. D’altronde i tempi cambiano, lo stile cambia, e in me ha prevalso il desiderio di riproporre con tutte le opportune modifiche, sottraendoli all’oblio, quei romanzi, che onestamente tanti a suo tempo avevano apprezzato».

Una breve descrizione di ciascun libro?

«Elettra tratta di un argomento purtroppo di grande attualità, le molestie sul luogo di lavoro. Elettra è una giovane bella ragazza determinata a diventare giornalista, che si troverà appunto ad affrontare nel suo percorso verso la meta tanto desiderata più di un’incresciosa situazione. Ma mai demordere, i risultati attesi possono essere raggiunti anche attraverso vie imprevedibili. In Discesa verso il futuro è la passione per la scrittura a dominare la vita di Alfredo Lavi, il protagonista di questo corposo romanzo, del quale racconto le vicissitudini lavorative e sentimentali. Alfredo ha scritto vari romanzi, ma sarà solo con l’ultimo, una storia ambientata nella Firenze di Lorenzo il Magnifico (che tra l’altro ho raccontato nel libro, dunque “un libro nel libro”) che riuscirà a realizzarsi. Il protagonista di Come mi volevi, Luca Grimaldi, è titolare di una piccola libreria indipendente, che si regge faticosamente in piedi anche a costo di notevoli compromessi. La sua vita subirà un’improvvisa accelerazione quando entrerà in contatto con un personaggio potente che lo prenderà sotto la sua ala, facendone un manager di prestigio. Ma non è detto che il denaro e il potere siano davvero così importanti».

C’è qualcosa di nuovo che bolle in pentola?

«Più che bollire direi che… che ormai il piatto è pronto. Proprio pochi giorni fa ho inviato all’editore il mio nuovo romanzo, che spero faccia presto la sua comparsa in libreria».

Qual è il messaggio centrale che vuole trasmettere al lettore di un suo romanzo, qual è l’anima più intima della sua scrittura?

«Se c’è un messaggio che i miei romanzi intendono trasmettere è che nonostante le difficoltà che la vita ci pone spesso davanti non bisogna mai smettere di credere nei propri sogni, nelle proprie aspirazioni; i risultati prima o poi arriveranno. Naturalmente a fronte di un impegno e di un lavoro costante, e a volte di notevoli sacrifici».

Dal suo speciale osservatorio come vede lo stato di salute dell’editoria nel nostro Paese oggi?

«Ci sarebbe molto da dire su questo argomento; certo la nostra non è una situazione semplice, l’Italia è uno dei Paesi occidentali in cui si legge di meno. Ciò in quanto secondo me non si fa abbastanza, né in famiglia, né a scuola, per incentivare l’interesse per la lettura».

Come fare, a suo avviso, ad avvicinare soprattutto i giovani alla lettura?

«I giovani leggono, ma vogliono storie autentiche, e non ha senso imporre loro per esempio la lettura dei classici, trasformandola in un dovere scolastico, se prima non si è fatto abbastanza per coinvolgerli in questa passione. Magari proponendo libri che riguardino temi tipici delle loro vite, che trattino le loro fragilità ad esempio; e in grado di comunicare in modo diretto e chiaro, senza troppi fronzoli».

Un’ultima domanda: qual è l’ultimo libro che ha letto?

«Io leggo (e rileggo) anche più libri contemporaneamente, per cui la risposta non è semplice; ma direi che l’ultimo terminato è La strada per Los Angeles di John Fante».

I libri di Gian Carlo Fanori sono reperibili su ordinazione in libreria, o, più facilmente, su Amazon e sulle altre piattaforme.

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