La vita di don Orione è un “capolavoro”

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La memoria del santo fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza con Mons. Marini

TORTONA – Giovedì 16 maggio è stata celebrata nel santuario della Madonna della Guardia la solennità di san Luigi Orione, nel luogo dove è custodita l’insigne reliquia del suo corpo e nell’anno del ventennale della canonizzazione, avvenuta in piazza San Pietro a Roma nel 2004. In quell’occasione il Papa san Giovanni Paolo II definì il sacerdote lo “stratega della carità”. La giornata, iniziata al mattino con la celebrazione eucaristica del clero diocesano in occasione della giornata sacerdotale, è proseguita nel pomeriggio con la Messa presieduta dal vescovo Mons. Guido Marini, attorniato da sacerdoti orionini e diocesani tra cui il rettore del santuario don Renzo Vanoi. Erano presenti autorità civili e militari, tra cui il Prefetto di Alessandria Alessandra Vinciguerra, il sindaco di Tortona e di altri centri vicini, le associazioni di volontariato, i componenti della Famiglia Carismatica Orionina numerosi fedeli. Nell’omelia il vescovo ha sottolineato come la vita del santo è stata un vero capolavoro di Dio. «Quando vediamo la vita di Don Orione – ha detto – non possiamo che dire che sia stata un vero capolavoro di Dio, che ha una forza di attrazione e di fascino su di noi perché lo Spirito Santo ha fatto in lui un capolavoro di santità». Ha poi evidenziato alcuni dettagli della vita del santo che possano essere di aiuto nel recuperare l’entusiasmo per lasciarci lavorare da Dio e per essere anche noi un piccolo capolavoro. Il primo: la fede. «Don Orione ha vissuto di Dio che aveva sempre sulle sue labbra soprattutto nel passaggio dalla vita terrena a quella eterna. Per lui il Signore è stato un vivente che ha incontrato e conosciuto senza riserve». Il secondo: la speranza. «Don Orione aveva la certezza che qualcosa sarebbe accaduto per lo svolgimento delle sue opere e perciò ha sempre confidato nella Divina Provvidenza». Il terzo: la carità. «Lui si definiva il facchino di Dio perché desiderava portare i pesi degli uomini e si lasciava trasportare dalla carità e che lui ha cantato con le parole e la vita». Il quarto: lo zelo apostolico. «Don Orione ha sempre desiderato accogliere tutti nelle sue braccia umane per portare tutti a Dio seminando il Vangelo nei solchi della vita umana». «La vita di Don Orione – ha concluso il vescovo – si può sintetizzare così: lui è stato “tutto in tutto” e noi abbiamo la grazia e la gioia di sostare a riflettere sulla sua vita e alzando lo sguardo a lui, chiedergli di lasciarci rendere un capolavoro dalla sua presenza e dalla sua opera». Al termine il rettore don Vanoi, dopo i ringraziamenti, ha ripreso un passo di una lettera di don Orione sulle vocazioni e ha invitato tutti a pregare per questa importante intenzione. La celebrazione si è conclusa davanti all’urna del santo con la preghiera alla S.S. Trinità, ringraziandola per il dono “dell’apostolo della carità, del padre dei poveri, del benefattore dell’umanità sofferente e abbandonata”, nella speranza che il suo esempio possa sempre brillare nei cuori e renderli capaci di quella carità verso i fratelli che non ha mai fine.

Fabio Mogni

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