«La nostra felicità è nel passato. Sei un cittadino se ti emozioni»

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La presentazione. Maurizio De Giovanni al “Carbonetti” di Broni con L’antico amore

Sabato scorso il teatro “Carbonetti” di Broni ha aperto la nuova edizione della rassegna “Oltre i libri” con un ospite d’eccezione, Maurizio De Giovanni, scrittore, sceneggiatore, drammaturgo, autore di saghe di successo come Il Commissario Ricciardi, I Bastardi di Pizzofalcone e Mina Settembre, dalle quali sono state tratte anche fiction tv. La riflessione sull’amore e sulla felicità, l’importanza del teatro per lo sviluppo di una comunità, i prossimi impegni letterari, con la promessa del “ritorno” del commissario Ricciardi, sono stati i temi trattati durante il dialogo con il consigliere comunale delegato alla Cultura, Edoardo Depaoli. De Giovanni ha presentato il suo ultimo romanzo L’antico amore (Mondadori), un intreccio di storie che esplorano il tema dell’ossessione amorosa e del destino. Al centro tre vicende che si sfiorano e si mischiano: un giovane professore, intrappolato in un matrimonio infelice e nella delusione accademica, ma improvvisamente colpito dallo sguardo di una studentessa; Oxana, una badante moldava, che accudisce un anziano uomo e ne percepisce il tormento interiore; un poeta latino del I secolo a.C. (Catullo, che però non viene mai citato), voce di un amore che sopravvive al tempo. «Lavoravo ancora in banca, ero in un bar ad attendere un cliente e mi sono accorto di un signore anziano, che si emozionava leggendo un libro, il Canzoniere di Catullo. – ha raccontato l’autore – Così sono andato a casa e mi sono messo a sfogliarlo e ci sono rimasto sopra due ore. Da lì è nata questa storia, che è rimasta sedici anni nel cassetto, ed ora era il momento di tirarla fuori». Tre esistenze diverse, legate da un’unica forza che le trascina e le unisce in un destino comune. «Sono convinto che la nostra felicità non sia nel presente o nel futuro, ma nel passato. – ha aggiunto – Un passato di cui allora vedevamo solo le cose brutte, in verità eravamo felici e non lo sapevamo, ce ne accorgiamo adesso che le persone care non ci sono più». Il dialogo si è soffermato sul ruolo delle donne, su Napoli, sua città natale, sul rapporto tra scrittore e lettore («lo scrittore fa il 50% dell’opera, il lettore scrive il capitolo in più del libro»). Dal pubblico è arrivata la domanda sul futuro del commissario Ricciardi, forse il suo personaggio più famoso, che De Giovanni ha lasciato prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale: «È una domanda che mi fanno sempre, anche all’anagrafe per ritirare un certificato. – ha scherzato – Sicuramente non scriverò della guerra, però non ce lo vedo Ricciardi tra le macerie di una città che ha avuto 26 mila morti. Ma un Ricciardi 50enne, con una Marta (la figlia ndr) 18enne, all’inizio degli anni Cinquanta, potrei pensare di scriverlo». Infine, riprendendo una riflessione del presidente dell’associazione Amici del Carbonetti, Marco Rezzani, De Giovanni ha elogiato il ruolo del teatro «che rende la città una comunità. – ha concluso – È la piazza di una città. Perché se condividi le emozioni sei un cittadino, altrimenti resti un coabitante». «Un vero onore aver ospitato un gigante della letteratura italiana come Maurizio De Giovanni. – il commento del sindaco di Broni, Antonio Riviezzi – La sua presenza ha reso la nostra Broni un vivace palcoscenico culturale, dimostrando ancora una volta quanto la cultura sia un motore fondamentale per la crescita e il benessere della nostra comunità. Come Amministrazione comunale, crediamo fermamente che investire nella cultura significhi investire nel futuro della nostra città, arricchendo il nostro tessuto sociale e offrendo opportunità di crescita e riflessione per tutti. Un ringraziamento speciale e i miei più sinceri complimenti vanno al nostro consigliere comunale con delega alla Cultura, Edoardo Depaoli: la sua conduzione della serata e l’intervista a Maurizio De Giovanni sono state semplicemente impeccabili, frutto di una preparazione accurata e di una passione contagiosa per la cultura». Al termine della serata, durante il firmacopie con l’autore, è stato possibile degustare un calice di Pinot Nero spumante Metodo Charmat dell’azienda agricola “F.lli Verdi” di Zenevredo, un modo per coniugare cultura e promozione del territorio.

Oliviero Maggi

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