La carità è sempre alla ricerca del meglio
Dal 17 al 19 settembre il viaggio in Umbria dei volontari di Caritas, Agape e A.Vo.Ca.To.
ASSISI – Dal 17 al 19 settembre operatori e volontari di Caritas, Agape e A.Vo.Ca.To. hanno vissuto un’esperienza che è stata insieme viaggio, pellegrinaggio e incontro. Non solo tappe di un itinerario, ma momenti in cui la fragilità e la speranza si sono intrec- ciate, mostrando come il Vangelo continui a scriversi oggi nelle vite di chi sceglie di rialzarsi e di accogliere.La prima sosta è stata al Poggio degli Aquiloni, a Poggio delle Corti, vicino a Perugia, dove Moreno ci ha aperto le porte della sua casa e del suo cuore. La sua storia parte da lontano, da una giovinezza segnata dalla tossicodipendenza. Poi l’incontro con la moglie Letizia e il desiderio di aprire lo sguardo oltre sé stesso. Insieme hanno accolto bambini con gravissime disabilità, trasformando la sofferenza in cura e amore quotidiano. Dopo la morte di Letizia, Moreno avrebbe potuto chiudersi nel dolore, e invece ha scelto di continuare con il figlio Peng. Dal 2018 la loro casa è diventata un rifugio per 64 persone: storie diverse, ma unite da un bisogno comune di essere accolte e amate. Un segno concreto di come la carità possa nascere dalle ferite e diventare luce. Il giorno successivo siamo stati accolti nella comunità di Casalina, al santuario della Madonna dei Bagni. Questa tappa ha avuto il sapore della testimonianza viva. Sara ci ha raccontato la sua scelta radicale: lasciare ogni sicurezza per dedicarsi interamente alla casa, costruendo con Simone non solo un servizio, ma anche una famiglia fondata sul dono reciproco. E poi il percorso di rinascita di Marco tossicodipendente, che ha trovato una mano tesa in un sacerdote che ha guidato 10 ore di macchina per portarlo in comunità. Alfredo, invece, ha condiviso la sua esperienza di accoglienza dopo anni segnati da alcol e droga: da un anno è lì e sta imparando di nuovo a riconoscere i propri sentimenti, a chiamarli per nome, a donarli sen- za paura. La Messa celebrata da don Luca Ghiacci è stata il cuore della giornata. «Queste vite sono pagine vive del Vangelo che si scrive oggi» ha detto. Non un Vangelo da leggere, ma da incontrare, da ascoltare, da accogliere. Il pranzo condiviso ha reso tangibile la bellezza di essere comunità, e nel pomeriggio la visita a Caritas Perugia ha mostrato le molteplici forme del servizio: il centro d’ascolto, l’emporio, la farmacia solidale, il servizio docce, la mensa e persino una city farm. Non solo opere, ma segni che raccontano di una Chiesa capace di rispondere ai bisogni reali delle persone con creatività e concretezza. La giornata si è conclusa con la visita a Perugia sotterranea e una cena tipica, stando insieme in modo semplice e fraterno. Il 19 settembre il gruppo è arrivato ad Assisi. Prima tappa la tomba di San Carlo Acutis. In quel silenzio si è ritrovata la semplicità di un ragazzo che ha fatto dell’Eucaristia la sua “autostrada per il cielo”. Poi la basilica di San Francesco ci ha accolti con la sua maestosità e la guida di Fra Rafael, che ci ha provocati con una domanda essenziale: facciamo il possibile o facciamo il meglio? Sono parole che non vogliamo dimenticare. Fare il possibile è già importante, ma rischia di rimanere misura umana. Fare il meglio significa lasciarsi guidare dal Vangelo fino in fondo, senza acconten- tarsi, scegliendo di mettersi in gioco con cuore, mani e mente. È la differenza tra vivere un servizio come dovere e viverlo come dono; tra guardare alle fragilità come problema o riconoscerle come luoghi in cui Dio si fa vicino. Questo viaggio non è stato solo occasione per conoscere nuove realtà o ascoltare storie toccanti: è stato un invito a guardare dentro noi stessi. Le persone incontrate, con le loro ferite e le loro rinascite, ci hanno insegnato che l’amore non è mai una teoria, ma sempre un passo concreto. E che la carità vera non si accontenta del possibile: cerca il meglio, sempre.
Elisa Finocchiaro