«Io non sono la mia disabilità… io sono la Betty!»

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Tetraplegica fin dalla nascita, vive al “Don Gnocchi”, studia Giurisprudenza e scrive poesie. Ma Elisabetta Ingrassia ha realizzato un sogno: danzare Il lago dei cigni sul palco di un teatro

RIVANAZZANO TERME – Un mese fa, il 21 settembre, al teatro comunale di Rivanazzano è stato presentato lo spettacolo La Betty… che storia!, che ha emozionato e commosso il pubblico. La protagonista è una donna “speciale” che ha raccontato a tutti la sua bellissima vicenda. Per un giorno il palco è stato di Elisabetta Ingrassia, per tutti la Betty, che insieme a Silvano Mazzoli, “voce e mente” della rappresentazione, con gli “Spicy Salmon Dudes”, una band formata da cinque giovani, e con le ballerine di “Formazione Arte Danza” di Rivanazzano, ha dato vita a un vero e proprio momento unico e indimenticabile. Betty risiede dal 2002 in una stanza del “Don Gnocchi”, la residenza sanitaria per disabili di Salice Terme, perché è affetta da tetraplegia spastica fin dalla nascita, a causa di un errore medico al momento del parto, che le ha causato sofferenze neurologiche gravi. Grazie a mamma Leonarda e a papà Stefano, però, fin da bambina, ha vissuto un’esistenza il più possibile normale, frequentando la scuola e svolgendo le consuete attività di una ragazzina, circondata sempre da tanto amore. Come lei stessa racconta, ha frequentato un istituto scolastico in cui le hanno insegnato a usare la macchina per scrivere con l’aiuto di un caschetto posizionato sulla testa e oggi utilizza lo stesso metodo per scrivere al computer con grande disinvoltura. In questo modo Betty comunica con il mondo, compone poesie e studia. Dopo le medie e le magistrali, ha frequentato un corso come tecnico riabilitativo della comunicazione e ora è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza all’Università di Pavia. Oggi, Betty vuole diventare avvocato per fare l’attivista per le pari opportunità, non solo per le persone con disabilità, ma per tutti. Si definisce una donna determinata che sa cosa vuole. È leale con chi ama e, quando serve, sa farsi valere. Grazie alla sua famiglia, ha sempre coltivato il rispetto per gli altri, l’amore verso il prossimo e l’altruismo. L’handicap per Betty – che ha 59 anni – è un ostacolo che ha imparato a superare, grazie alla straordinaria forza di volontà e alle numerose persone che le vogliono bene e la stimano. A iniziare dai suoi tanti amici, come Irene che chiama la sua “sorellina”, il personale della cooperativa “Rosa Blu” che la porta in vacanza d’estate e nelle feste natalizie, Antonella, una volontaria che da 20 anni va a trovarla e condivide con lei il suo tempo, i musicisti, in modo speciale il suo “Driu” e Silvano, quello che ama definire un fratello. Proprio grazie a lui e alla loro amicizia ventennale, è nato lo spettacolo che è stato portato in scena per la prima volta in primavera a Breno. Silvano ha saputo dare voce ai pensieri e alle passioni di Betty, creando qualcosa di originale e coinvolgente. La poesia e la musica sono i due grandi amori di Elisabetta che danno senso a tutte le sue giornate. Scrivere testi poetici è un’attività che la impegna molto e le procura tante soddisfazioni, come il terzo premio al concorso 2025 “Città di Voghera”. Attraverso le parole Betty riesce a esprimere il suo lato più intimo e più profondo e grazie alla musica si sente davvero libera e felice. Ama danzare e non è certo la carrozzina che le impedisce di farlo. Sul palco di Rivanazzano, ha realizzato un sogno: ha potuto ballare sulle note del Lago dei cigni di Tchaikovskij insieme alle ballerine di “Formazione Arte Danza”. Era ciò che i suoi genitori avrebbero voluto che facesse e lei, con caparbietà e gioia, è riuscita nell’intento. Perché come afferma, aiutandosi con dei cartelli sui quali sono riprodotte delle lettere e delle parole, «io non sono la mia disabilità… io sono la Betty!». Le sue poesie sono addirittura diventate i testi delle canzoni eseguite sul palco dalla band: “Il mondo non è qui dove solo dolore / Il mondo è qui dentro di me/ un fiore inchiodato a un muro…”. Conoscere Betty è un grande dono perché il suo sorriso sincero, i suoi occhi vivaci e la sua vitalità travolgente sono la risposta più autentica a tante domande sul senso dell’esistenza e insegnano a noi “sani” ad affrontare con coraggio il dolore, i limiti e anche la solitudine, come quella che ha sperimentato durante il Covid. Presto in molti potranno scoprire chi è Betty perché sta per aprire un canale YouTube dove condividere le sue esperienze con quanti vorranno imparare ad amarla.

Daniela Catalano

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