Il pannolino non c’è più
Di Carlo Zeme
Da un mese a questa parte c’è un nuovo oggetto di design che gira nella nostra casa: il vasino di Margherita: tondeggiante e aerodinamico che sembra disegnato da Marcel Duchamp, la faccia soddisfatta di Winnie the Pooh che campeggia sullo schienale e il bianco scintillante della plastica dura che va a braccetto con il pavimento chiaro. Un mese fa l’insegnante dell’asilo ci ha lasciato senza parole quando, infilando la giacca a Margherita, ci ha detto candidamente: «Da domani niente pannolino, ormai quando scappa ce lo dice…». Per me che sono da sempre di difficile digestione nel campo del cambio routine è arrivata l’ennesima dimostrazione che le cose succedono e spesso con una naturalezza che non possiamo nemmeno immaginare. Avevamo spesso studiato la modalità più giusta per questa rivoluzione postpannoliniana, avevamo letto, visto video, sentito pareri e fatto piani per capire quale fosse il momento migliore. Margherita, invece, in pochi giorni ha fatto tutto da sola, ha imparato con l’entusiasmo di chi di punto in bianco comincia a urlare: «Pipì pipì» e la famiglia sull’attenti corre per evitare il peggio. Le prime volte subito dopo l’incredibile evento sono scattati applausi scroscianti e attestati di stima che, grazie alle moderne tec- nologie, arrivavano anche da km di distanza da tutto il parentado. I nostri calcoli astrusi rispetto allo “Spannolinamento” sconfinavano in proiezioni del futuro più o meno lontane e si sono semplificati con consigli di chi vive quotidianamente la piccola di casa. Le insegnanti dell’asilo hanno saputo cogliere l’attimo più propizio e forse più che dare una spinta a Margherita hanno dato una pacca sulla spalla a noi genitori. Così, da un mese a questa parte, potrebbe succedere di incrociarci per strada e vederci chinare e chiedere: «Ti scappa la pipì»? Oppure potreste vederci supplicanti verso un passeggino rosso: «Ti prego resisti, cinque minuti e siamo a casa». Da un mese a questa parte siamo cresciuti un po’ di più saltando a piè pari le vecchie abitudini.
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