È anche un Natale di guerra

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Di Ennio Chiodi

«Non siamo mai stati così vicini alla tregua tra Russia e Ucraina». Un refrain – quello ripetuto da Donald Trump e dai suoi collaboratori più fedeli – tanto apparentemente ricco di fiducia, quanto vuoto di concretezza. Ormai è passato più di un mese da quando «la pace è imminente!». I vertici dell’Unione Europea si fanno sempre più frequenti, rappresentanti di Mosca e Washington si incontrano in residenze pubbliche e private, ma concretizzano affari e protocolli piuttosto che cercare soluzioni realistiche e umanitarie, mentre le famiglie nel Donetsk o a Kharkiv attendono sotto le bombe, i giovani, russi e ucraini, continuano a morire sul campo, e le associazioni di volontari che portano sollievo e aiuto fanno il possibile nell’indifferenza generale. Tutto fa pensare che l’aggressione russa all’Ucraina e la sanguinosa guerra che ne è conseguita continueranno per troppo tempo ancora. È anche una logorante guerra ibrida durante la quale si sperimentano tecnologie e sistemi che renderanno le pros- sime sempre più efficaci. Nell’altrettanto vicino Medio Oriente, la fragile tregua tra Israele e Hamas si consuma senza alleviare terribili sofferenze. Gli scenari di morte e distruzione caratterizzano questo Natale, in tutti i continenti. «È una terza guerra mondiale a pezzi!»: lo scenario previsto da Papa Francesco nell’agosto del 2014 suona come un’inquietante, ma lucida analisi. Crescono le tensioni e si diffonde senza pietà la violazione dei diritti umani, accompagnata da torture e indicibili violen- ze e crimini di guerra. Il rapporto annuale dell’Università Autonoma di Barcellona, citato da Vatican News, rileva un aumento senza precedenti negli ultimi 12 anni. Nel 2024 erano 37 i conflitti in corso. In Africa il sangue scorre in Sudan, in Etiopia, in Congo, in Nigeria, tormentati da scontri e guerre civili, ispirate da rivalità geografiche, culturali e religiose e alimentate da imponenti interessi economici anche occidentali. In Asia, accanto alle mai sopite tentazioni territoriali e imperialistiche di Pechino, riesplodono tensioni di confine tra Cambogia e Tailandia, e si combatte in Yemen, Siria, Libia, Birmania. È possibile stimare il numero delle vittime in diverse centinaia di migliaia all’anno, ma è impossibile valutare il valore dell’umanità dissolta, della dignità schiacciata, dell’amore cancellato, de-gli affetti depredati. Il “fratricidio oltraggio a Dio e all’Uomo” (Primo Mazzolari) si diffonde e uccide la speranza. “L’inutile strage” (Benedetto XV) per molti nel mondo è tutt’altro che priva di “fruttuosi” risultati. A chi crede ostinatamente nella profezia della pace, senza ipocrisie e falsità ideologiche, piace continuare a sperare nel giorno di Natale, anche “di questi tempi”.

enniochiodi [at] gmail.com

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