Beate Martiri di Compiègne

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Era il 17 luglio 1794 quando a Parigi furono giustiziate 16 monache carmelitane scalze che la Chiesa venera Beate. Furono le prime vittime della Rivoluzione francese a essere beatificate nel 1906 da Pio X e la Chiesa le commemora proprio nel giorno del loro martirio. Le donne appartenevano alla comunità che si era stabilita a Compiègne nella regione francese dell’Oise nel 1641. Il monastero, famoso per la fedeltà allo spirito di Santa Teresa, godeva dell’appoggio della corte francese.

Quando scoppiò la Rivoluzione le monache rifiutarono di deporre l’abito monastico. Tra il giugno e il settembre 1792, mentre la situazione precipitava, la priora, Teresa di S. Agostino, chiese a tutte le monache di offrirsi al Signore in olocausto “per placare la collera di Dio e perché la pace divina, recata sul mondo dal suo caro Figlio, fosse resa alla Chiesa e allo Stato”. L’atto di consacrazione divenne offerta quotidiana fino al giorno del martirio, giunto due anni dopo. Il 14 settembre 1792 le carmelitane furono cacciate dal monastero e subaffittarono delle stanze in quattro case vicine, dividendosi in gruppetti e cercando come potevano di osservare la loro regola di preghiera, di silenzio e di lavoro. Scoperte e denunciate dal comitato rivoluzionario, il 24 giugno 1794 furono catturate e rinchiuse a Sainte-Marie, nel monastero della Visitazione trasformato in carcere.

Da Compiègne furono trasferite a Parigi. Viaggiarono su una carretta scortata da due gendarmi e furono gettate nella Conciergerie, il carcere della morte.

Nello scendere, la più anziana, di 79 anni, con le braccia legate, fu gettata di peso sul lastricato.

Con giudizio sommario furono processate e condannate a morte per essere diventate «nemiche del popolo, per aver cospirato contro il suo governo sovrano» e per il “fanatismo” nella devozione ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria che mostravano. Mentre erano portate al patibolo, in quella che ora è Place de la Nation, tra il silenzio della folla e degli stessi sanculotti, cantavano ad alta voce il Miserere, la Salve Regina e il Te Deum. Giunte ai piedi della ghigliottina, dopo aver cantato il Veni Creator, una dopo l’altra rinnovarono davanti alla priora la professione religiosa e furono decapitate. Per ultima fu uccisa la priora, che ripeteva “L’amore sarà sempre vittorioso. Quando si ama, si può tutto”. Morirono il giorno dopo la festa della Madonna del Carmelo, la loro patrona.

I corpi furono gettati in una fossa comune nel cimitero di Picpus, dove ancora oggi una lapide ricorda il loro martirio.

Daniela Catalano

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