Savignone e i Fieschi

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Di Pier Luigi Feltri

La collocazione geografica di Savignone ne ha definito storicamente il ruolo di centro religioso legato alla Diocesi di Tortona, ma da secoli inglobato nell’area amministrativa genovese, alla quale tutt’oggi afferisce. Il profilo dell’abitato porta i segni della lunga dominazione dei Fieschi, che ne acquisirono il controllo nel 1242: iniziò così una lunga sovranità, mantenuta fino alla soppressione dei Feudi Imperiali, nel 1797. L’impronta fliscana è evidente nelle strutture difensive del borgo. In particolare, si ergono su uno sperone roccioso i ruderi del castello medievale. Le sue origini sono datate ai primi decenni del XIII secolo; ne rimangono ai giorni nostri una torre semicircolare e diverse murature. Nel ’500 i Fieschi fecero edificare nel centro del paese, probabilmente su una fortezza preesistente, il palazzo Marchionale. L’edificio ha un aspetto massiccio, con due garitte angolari ancora presenti, e fu abbandonato come residenza nobiliare nel XIX secolo. Nel 1856 fu adibito a stabilimento idroterapeutico; di recente è stato trasformato in albergo e poi in centro riabilitativo. Tra il patrimonio religioso, spicca la chiesa parrocchiale di san Pietro. Fu ricostruita nelle forme attuali nel 1691; le decorazioni architettoniche interne sono, invece, novecentesche. Sulla facciata spicca l’affresco che rappresenta il titolare della parrocchia. All’interno della chiesa si trova anche un presepe meccanico della seconda metà del Novecento, opera dell’ingegnere Gherardi. Presso Savignone era inoltre situato un monastero, ora scomparso, fondato da Liutprando durante la traslazione delle spoglie agostiniane. Da qui il forte legame della comunità con la figura dell’Ipponense. Veniamo ora alle festività natalizie. Il 26 dicembre è in programma il presepe vivente, che si svolgerà dalle 16.30 alle 19.30. L’evento trasformerà i vicoli storici, le piazzette e le cantine del borgo vecchio in scene animate, con figuranti in abiti d’epoca e la riproduzione dei vecchi mestieri. In piazza sarà inoltre possibile degustare numerose golosità. Domenica 28 dicembre, alle 18, il teatro “Paolo Botto” ospiterà “La traiettoria calante”, uno spettacolo di Pietro Giannini dedicato al crollo del ponte Morandi. Le festività si concluderanno il 6 gennaio alle 17, sempre in teatro, con la commedia dialettale Tûtti ne van pë meriche, allestita dalla compagnia Odeon di Montoggio con i Canterini della Lanterna. La rappresentazione affronta il tema dell’emigrazione verso il continente americano.

pierluigi.feltri [at] gmail.com

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