“Scegliere la via dell’ascolto e dell’incontro”
La Giornata Mondiale della Pace. Il 1° gennaio la Chiesa pregherà per la fine di ogni conflitto armato e il Papa lancia il suo messaggio di speranza
DI MARCO REZZANI
I l 1° gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la Chiesa universale celebra la Giornata Mondiale della Pace. Quella del 2026 è la 59^ dalla sua istituzione per volontà del Papa san Paolo VI con il testo dell’8 dicembre 1967. La pace sia con tutti voi. Verso una pace disarmata e disarmante è il tema scelto da Leone XIV per il messaggio che è stato ufficialmente presentato lo scorso 18 dicembre durante una conferenza stampa in Vaticano. Si tratta delle prime parole con le quali il Pontefice si era presentato al mondo appena dopo la sua elezione dalla loggia della basilica vaticana, sette mesi fa. “Fin dalla sera della mia elezione a Vescovo di Roma, ho voluto inserire il mio saluto in questo corale annuncio. E desidero ribadirlo: questa è la pace del Cristo risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante. Proviene da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente”, le parole di Prevost all’inizio della sua riflessione. L’importanza della comunicazione è uno dei fili conduttori del messaggio in cui Leone esorta i credenti a vigilare “sul crescente tentativo di trasformare in armi persino i pensieri e le parole”. “Le grandi tradizioni spirituali, così come il retto uso della ragione, ci fanno andare oltre i legami di sangue o etnici, oltre quelle fratellanze che riconoscono solo chi è simile e respingono chi è diverso”, scrive. Ma il Vescovo di Roma chiede soprattutto di “coltivare la preghiera, la spiritualità, il dialogo ecumenico e interreligioso come vie di pace e linguaggi dell’incontro fra tradizioni e culture”, attraverso “una creatività pastorale attenta e generativa” che contribuisce a “mostrare che la pace non è un’utopia”. Infatti, annota il Pontefice, “quando trattiamo la pace come un ideale lontano”, finiamo per “non considerare scandaloso che la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace”. È altresì imprescindibile anche la dimensione politica. Il Papa interpella quanti sono chiamati a responsabilità pubbliche nelle “sedi più alte e qualificate”, perché “considerino a fondo il problema della ricomposizione pacifica dei rapporti tra le comunità politiche sul piano mondiale: ricomposizione fondata sulla mutua fiducia, sulla sincerità nelle trattative, sulla fedeltà agli impegni assunti”. “È la via disarmante della diplomazia – si legge nel messaggio , della mediazione, del diritto internazionale, smentita purtroppo da sempre più frequenti violazioni di accordi faticosamente raggiunti, in un contesto che richiederebbe non la delegittimazione, ma piuttosto il rafforzamento delle istituzioni sovranazionali”. Non manca nel testo pontificio il richiamo a san Giovanni XXIII e alla “sua” Pacem in Terris. Già sessant’anni fa Roncalli ammoniva che “gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante con una travolgenza inimmaginabile” e che, con le armi in circolo, “non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico”. Proprio le armi, sottolinea con preoccupazione Leone XIV, hanno visto un aumento a livello mondiale nella loro produzione e commercio nel corso del 2024 del 9,4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra di 2.718 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% del Pil mondiale. “Occorre denunciare le enormi concentrazioni di interessi economici e finanziari privati che vanno sospingendo gli Stati in questa direzione; ma ciò non basta, se contemporaneamente non viene favorito il risveglio delle coscienze e del pensiero critico”. Fondamentale è sempre il dialogo che significa non distruggere i “ponti” e non insistere “col registro del rimprovero”, ma piuttosto privilegiare “la via dell’ascolto” e “dell’incontro con le ragioni altrui”. Un insegnamento, questo, che il Papa apprende da sant’Agostino che era solito affermare che “chi ama veramente la pace ama anche i nemici della pace”. Infine un pensiero grato agli operatori di pace, uomini e donne che “nel dramma di quella che Papa Francesco ha definito ‘terza guerra mondiale a pezzi’, ancora resistono alla contaminazione delle tenebre, come sentinelle nella notte”. “Apriamoci alla pace! – l’appello accorato di Leone XIV – Accogliamola e riconosciamola, piuttosto che considerarla lontana e impossibile. Prima di essere una meta, la pace è una presenza e un cammino. Seppure contrastata sia dentro sia fuori di noi, come una piccola fiamma minacciata dalla tempesta, custodiamola senza dimenticare i nomi e le storie di chi ce l’ha testimoniata. Anche nei luoghi in cui rimangono soltanto macerie e dove la disperazione sembra inevitabile, proprio oggi troviamo chi non ha dimenticato la pace”. In conclusione il desiderio del Pontefice affinché tutti i cristiani, “memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici”, si facciano “profeticamente testimoni” della pace di Cristo risorto che “è disarmata, perché disarmata fu la sua lotta, entro precise circostanze storiche, politiche, sociali”, avviando “in sé stessi quel disarmo del cuore, della mente e della vita cui Dio non tarderà a rispondere adempiendo le sue promesse”.

