Lo Stato spende poco in istruzione

Visualizzazioni: 22

Di Cesare Raviolo

Quanto spende l’Italia e quanto spendono le famiglie italiane per l’istruzione? Secondo i dati Eurostat più aggiornati, nel 2023 la spesa complessiva dello Stato in istruzione è stata pari al 3,9% del Pil, terza percentuale più bassa tra tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Solo Romania (3,4%) e Irlanda (2,8%) presentano valori inferiori. La spesa per l’istruzione è più alta in Francia (5%), in Germania (4,5%) e in Spagna (4,2%). La media europea è del 4,7% e il Paese Ue che spende di più in istruzione in rapporto al Pil è la Svezia (7,3%). L’Italia finisce ultima in classifica anche se si rapporta la spesa in istruzione alla spesa totale dello Stato. La percentuale italiana è del 7,3% contro una media europea del 9,6%. In Spagna è del 9,3%, in Germania del 9,2% e in Francia dell’8,8%. Al primo posto ci sono l’Estonia e la Svezia, con il 14,5%. Lo Stato spende poco e le famiglie? Secondo dati Istat relativi al 2023, le famiglie italiane hanno destinato, in media, 15,87 euro al mese alla voce Istruzione. Un dato che, se confrontato con la spesa mensile complessiva (pari a 2.728 euro), appare decisamente contenuto: meno dello 0,6% e decisamente al di sotto di alimentazione, abitazione, trasporti, salute, comunicazioni, intrattenimento e servizi ricrea- tivi. Le voci incluse sono rette scolastiche (pubbliche e private), iscrizioni universitarie, corsi di aggiornamento e formazione. Rimangono escluse, invece, le spese per materiali didattici, libri o trasporti, che vengono conteggiate in altre categorie. La spesa per l’istruzione non è omogenea neanche all’interno delle famiglie. Quelle con figli in età scolare o universitaria investono inevitabilmente di più, anche se il documento non fornisce una disaggregazione per tipologia familiare. Queste cifre suggeriscono una correlazione tra capacità di spesa, reddito medio disponibile e propensione all’investimento educativo. In aree dove il reddito è più basso, la spesa per l’istruzione tende a ridursi, esponendo le famiglie al rischio della povertà educativa; già oggi 1,3 milioni di giovani, cioè il 16,1% della popolazione tra 15 e 29 anni, non studia, non lavora e non segue percorsi di formazione: una condizione di inattività che può portare all’isolamento sociale e all’esclusione dal mercato del lavoro.

raviolocesare [at] gmail.com

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *