Buio a San Siro

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Di Silvia Malaspina

Caro il mio stadio “Giuseppe Meazza”, universalmente noto come San Siro avendo mutuato il nome dal quartiere in cui sei ubicato, il Consiglio Comunale di Milano ha deliberato lo scorso 30 settembre la tua vendita all’Inter e al Milan, le due società delle quali sei stato magione per più di 70 anni. Scende il sipario su di te, soprannominato la “Scala del calcio”: al pari del celebre teatro eri diventato un simbolo di Milano e dell’eccellenza dello sport italiano. Sarai smantellato nel 2031, iniziando dal terzo anello, cui seguiranno il secondo e il primo, conservando unicamente il tuo prospetto Sud Est e parte della curva Sud. Sarai trasformato forse in museo o in uffici. L’area rimasta libera sarà occupata da un centro commerciale, parcheggi, negozi, ristoranti e persino hotel di lusso. Tu, caro vecchio San Siro, sarai sostituito da un moderno impianto da 71.500 posti, il cui progetto è affidato agli studi internazionali di architettura Foster + Partners e Manica. Sei ormai desueto, la tua struttura mostra chiaramente il deterioramento e l’usura, ma sembra ieri quando, nel 1990, i Mondiali di calcio portarono la realizzazione del terzo anello, sostenuto da undici torri cilindriche e la tua capienza raggiunse gli 85.700 posti a sedere. Caro San Siro, hai sfidato imperterrito il logorio della vita moderna, restando un sogno per chiunque, a qualsiasi livello, giocasse a calcio e non hai perso il tuo fascino nemmeno quando Milano non è stata più da bere. I tuoi spalti sono stati una mecca per i tifosi; io stessa vidi la mia prima partita da uno di questi, restando stupefatta quando sentii ondeggiare il cemento sotto i piedi durante uno dei tanti “chi non salta è”, che hanno infiammato la tua secolare storia. Ma non sei stato solo calcio: vogliamo parlare dei tanti mitici concerti che hai ospitato? Bob Marley, David Bowie, Bruce Springsteen, gli U2, Vasco Rossi, Ligabue… Ti devo confessare, caro San Siro, che i concerti in altre arene sono piacevoli, ma mancano di quell’appeal che solo le tue gradinate sanno provocare. Mi rattrista sapere che, camminando verso di te o in coda per l’immancabile panino pre partita, non si vedranno più spuntare le tue torri elicoidali, che paiono arrampicarsi su quel cielo di Lombardia “così bello quando è bello”. Il nuo-vo stadio sarà all’avanguardia e offrirà servizi e comfort che tu, vecchietto, non potevi certo permetterti, però caro San Siro, a malincuore riconosco la preveggenza di Roberto Vecchioni, cantore di una milanesità ormai scomparsa: “Luci a san Siro non ne accenderanno più”.

silviamalaspina [at] libero.it

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