La notte “magica” di San Lorenzo by the river

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Itinerari. A Portalbera per un aperitivo al tramonto navigando sul fiume Po e a Sarezzano per il trekking lento insieme agli alpaca

L’Oltrepò pavese è anche sinonimo di “turismo fluviale”. E non potrebbe essere diversamente per un territorio attraversato dal Po. Punto di riferimento per questa straordinaria opportunità di conoscere da vicino il “Grande Fiume” è l’associazione “Navigare Fiume Po” nata alcuni anni fa con lo scopo di far scoprire il fiume agli abitanti della zona e ai turisti che arrivano da fuori. Marco Destro ne è l’anima indiscussa, l’assoluto protagonista di un’avventura che sta dando grandi risultati. Di professione ristoratore, con la passione per il fiume e la navigazione, da oltre dieci anni gestisce il caratteristico locale “All’Avamposto sul Grande Fiume” a San Pietro di Portalbera, un ristorante ricavato all’interno di una vecchia chiatta dell’ex ponte di barche che ai tempi univa le due sponde fra Spessa e Arena Po. L’idea di promuovere il fiume e farne uno strumento interessante e attrattivo dal punto di vista turistico arriva da altre esperienze di zone – ad esempio l’Emilia o l’Oltrepò mantovano – nelle quali il fiume non è solo un corso d’acqua che preoccupa quando è in secca o spaventa quando è in piena, ma genera flussi turistici notevoli. Da qui la nascita dell’associazione e l’organizzazione di veri e propri tour sul fiume sulla motonave “Le Due Rive” che stanno di anno in anno riscuotendo sempre maggiori consensi. 11 metri di lunghezza, 3 e 30 di larghezza, omologata per 45 passeggeri (ridotti a 35 per le escursioni fluviali e a 25 per gli “aperitivi” in mezzo al fiume), la “Due Rive” offre escursioni con partenze e itinerari alternati: o da Pavia per una gita sul Ticino, oppure da Portalbera per un giro sul Po. «A me piacerebbe non solo riuscire a far scoprire il fiume a più gente possibile, – afferma il “condottiero” Marco Destro – ma anche raggiungere un secondo step, ovvero riuscire a creare una sorta di collaborazione con la collina. La gente viene per vedere il fiume e va bene, però poi bisognerebbe far capire loro anche quello che può dare ciò che sta attorno al fiume. Sarebbe bellissimo navigare il fiume e offrire la possibilità ai turisti di scoprire l’Oltrepò e anche viceversa, perché ormai si parla di Oltrepò pavese e lo si associa solo al territorio collinare: nessuno, invece, associa l’Oltrepò al fiume Po, pur essendo quest’ultimo un componente così importante che genera il nome stesso del territorio. Come navigazione, ma anche come ristorazione in riva al fiume, abbiamo molta più clientela che viene dal Pavese piuttosto che, per esempio, da Stradella che è qua a 5 minuti di strada. Tutto questo perché il Po, per chi abita in Oltrepò, è visto solamente come acqua sporca, mulinelli e pesci siluro. Non è fortunatamente così, ma purtroppo è un luogo comune ben radicato». Provare per credere. Basta imbarcarsi sulla “Due Rive” e scoprire il fascino di questo tour. La prossima possibilità non è lontana: domenica 10 agosto sarà la volta di “San Lorenzo by the river” con gita in barca con sbarco in spiaggia alle ore 19 e apericena con open bar e dj set.Marco Rezzani

In gita al Bioparco (con bambini)

A pochi chilometri da Tortona sorge Sarezzano, un piccolo centro dove è stato ritrovato l’antico “Codex Purpureus”, oggi conservato nel Museo diocesano. Da circa un anno questo luogo è diventato una meta rinomata per quanti amano la natura, grazie all’apertura del “Bioparco Cinofilo del Piemonte Orientale”, che è la realizzazione di un sogno. Quello del titolare, lo zoonomo Dario Capogrosso. Pugliese d’origine, con studi di veterinaria e un master in conservazione della fauna selvatica in Olanda, Dario, insieme alla moglie Alisa, quasi 20 anni fa, proprio in questa zona, creava il “Pastore transumante”, uno dei più grandi allevamenti al mondo di pastori maremmani abruzzesi e di razze cinofile italiane da lavoro, utilizzate per proteggere il gregge durante la transumanza. Ma non era sufficiente solo allevare, il suo desiderio è sempre stato di ampliare la varietà di animali e ricavare un’oasi naturale adatta a loro. Ai cani da pastore, nel corso degli anni, si sono aggiunte capre, pecore, alpaca, lagotti romagnoli, cavalli murgesi e asini di Martina Franca. È nato così il Bio Parco, un luogo di tutela e conservazione di specie italiane, autoctone e spesso in via di estinzione, a cui si affiancano attività didattiche, ricreative e di salvaguardia del patrimonio genetico.Definita come un’azienda “turistico-esperienziale”, il Bio Parco attira adulti e bambini da Piemonte, Lombardia e Liguria, perché permette di svolgere numerose attività didattiche e ricreative. Il compito è tutelare gli animali che rischiano di sparire, inserendoli in habitat simili a quelli d’origine, studiarne il comportamento, i determinanti genetici, fisiologici e ambientali e supportare la biodiversità. Sicuramente la maggiore attrazione è rappresentata dagli alpaca. Appartengono ai camelidi, sono originari delle Ande, in Sud America, e strettamente imparentati con i lama, ma sono più piccoli e hanno un temperamento meno impulsivo che li rende molto adatti all’interazione con gli esseri umani. Con gli alpaca i visitatori possono andare in cerca di tartufi, possono coccolarli o sperimentare il trekking lento, percorrendo un sentiero di pochi chilometri e fermandosi per un picnic a base di prodotti del territorio. Il Bioparco, però, non offre solo esperienze naturalistiche, ma anche tartufi e vino. Dario, infatti, è proprietario del pluripremiato allevamento “Cacao Mervigliao”, che detiene alcuni esemplari della razza “lagotto romagnolo” tra i più quotati in Italia per i trifolai. E per questo l’allevatore propone corsi specializzati e attività formative per sviluppare le capacità di ricerca e la “Truffle Experience”, ovvero una degustazione di tartufo dedicata ai visitatori stranieri con la possibilità di acquistare prodotti di alta qualità a base di tartufo. Il Bioparco ospita pure la sede di “Derthona Truffle”, un’associazione impegnata nella promozione del tubero piemontese attraverso eventi, seminari e iniziative culturali. L’azienda agricola, presente all’interno del Bioparco, produce anche vini. Il letame d’alpaca, infatti, è utilizzato per fertilizzare la terra e dalle uve prodotte nascono “L’alpaca sbronzo”, “L’oca giuliva” e “Il ciucchino ciucco”. L’obiettivo futuro è quello di sviluppare ulteriormente aree umide per nuovi habitat e tartufaie didattiche. Il centro organizza feste di compleanno, addii al nubilato e celibato e attività di team building. Per vivere una giornata alla scoperta di specie autoctone da abbinare a momenti gourmet, basta prenotare (cell. 329 7825970; mail: info@bioparcocinofilo.it) o visitare il sito (www.bioparcocinofilo.it), dove troverete tutte le informazioni.Daniela Catalano

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