Martina, quale fama?

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Di Silvia Malaspina

Cara la mia Martina Ceretti, in questi ultimi giorni il tuo nome è rimbalzato sulle pagine non solo dei magazine, ma anche di blasonati quotidiani e delle tue gesta si sono occupati i TG nazionali. Nemmeno il tempo di riprenderci dal martellante gossip sul caso della kiss cam dei Coldplay e della rivelazione all’intero orbe ter- racqueo di una relazione extraconiugale, che Fabrizio Corona ha divulgato sul suo sito i mes- saggi inequivocabili che l’attore Raoul Bova ti ha inviato e che tu gli hai inoltrato. Risultato: messa alla gogna mediatica dello statuario Bova, che schiera in difesa l’ex suocera tigre divorzista, ex compagna di lui che affila i coltelli e rivendica l’affido esclusivo delle figlie, popolarità per te. Un feuilleton di fronte al quale la saga dei Rolex di Totti e Ilary si rivela una bazzecola! Mi ha incuriosito, cara Martina, non tanto sapere se tu abbia realmente un affaire con il Don Matteo televisivo (deludente rispetto al buon vecchio Terence Hill), quanto capire chi fossi e perché tu abbia volutamente dato in pasto al pubblico estivo, assetato di scandali al sole, una vicenda che doveva restare strettamente privata. Ho così appreso che da Roma ti sei trasferita a Milano per avvicinarti allo sfavillante mondo della moda, ma, ahimè, il tuo metro e 71 di altezza non ti ha permesso di sfondare. Non accontentandoti più dei circa 100 mila followers sui social, anziché terminare gli studi in Filosofia, hai cercato la scorciatoia per la notorietà, avvalendoti della complicità di un rampollo milanese, Federico Monzino, che ti ha supportato nella divulgazione della chat incriminata. Cara Martina, mi rattrista molto vedere una ragazza di 23 anni comportarsi al di là del bene e del male per raggiungere il successo a ogni costo e un’effimera popolarità: mi sono chiesta se sia realmente possibile che i giovani si spingano a tanto, mossi da un’ambizione senza alcun freno. Purtroppo constaterai presto che, proprio perché ottenuta senza impegno e dedizione, la fiammata sarà di breve durata e non ti lascerà nulla di significativo. Vorrei ricordarti le parole di Papa Leone ai giovani nel recente Giubileo, ma sarò più prosaica: recupera su You Tube la sigla iniziale di un telefilm cult degli anni ’80, Saranno famosi, laddove la temibile insegnate di danza Lydia Grant si rivolge agli studenti della prestigiosa High School of Performing Arts di New York con una frase lapidaria: «Voi fate sogni ambiziosi: successo, fama, ma queste cose costano ed è esattamente qui che si incomincia a pagare, col sudore!».

silviamalaspina [at] libero.it

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