Sanità tra tagli e pochi servizi

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Di Cesare Raviolo

La riduzione dei finanziamenti di cui è stata oggetto la sanità in alcuni Paesi rischia di avere conseguenze devastanti sui livelli di assistenza medica di cui godono attualmente i cittadini di parecchi Stati. Il dato più eclatante è rappresentato dal taglio, deciso in primis dagli USA, dei fondi all’organizzazione pubblico-privata (Gavi), che si occupa di vaccinare i bambini nei Paesi poveri. Dal 2000 Gavi ha vaccinato 1 miliardo di bambini con una spesa di 22 miliardi di dollari, riducendo i decessi infantili sotto i cinque anni dagli oltre 9 milioni del 2000 a 4,4 milioni nel 2024. Nel 2025, a causa dei tagli al programma, il numero dei bambini che moriranno per la mancanza di vaccinazioni tornerà a crescere. Il ridimensionamento dell’assistenza sanitaria interessa anche l’Italia come dimostrano le liste d’attesa per gli esami specialistici, la permanenza per giorni dei ma- lati nelle astanterie di ospedali piccoli e grandi, la carenza di medici e infermieri. Le cause di tutto ciò sono da ricercarsi nel modesto livello (rispetto al Pil) della spesa sanitaria che, nel nostro Paese, è stato pari al 6,2% nel 2023 e al 6,3% nel 2024. Tale ridotto livello emerge dal confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea: nel 2023 la Germania ha speso il 10,1% del Pil, il Regno Unito l’8,9%, la Spagna il 7,2% e la Francia nel 2022 il 10%. Tagli a parte, qualche dubbio circa l’efficacia, l’efficienza e l’economicità della spesa sanitaria permane. Possibile che con 137,9 miliardi di euro di spesa prevista per il 2024 non si possa fare qualcosa di più e di meglio senza costringere i cittadini a spendere 45,8 miliardi di euro per usufruire di prestazioni medico-sanitarie che il Servizio Sanitario Nazionale, uno dei migliori al mondo fino a pochi anni fa, oggi non è in grado di assicurare? Sprechi, inefficienze e, a volte, financo ruberie, influiscono negativamente sui livelli qualitativi della spesa sanitaria privando i cittadini di un’adeguata e tempestiva assistenza e costringendoli a pagare di tasca propria prestazioni che dovrebbero essere fornite dal Servizio Sanitario Nazionale o, in mancanza di sufficienti risorse finanziarie, a rinunciare alle cure. Il che contrasta apertamente con quanto previsto dalla Costituzione che all’art. 32 testualmente recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

raviolocesare [at] gmail.com

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