La prima volta di Forse non è il caso

Visualizzazioni: 18

Sabato scorso alla libreria “San Marziano” la presentazione della raccolta di editoriali del direttore Matteo Colombo

TORTONA – A un mese di distanza dall’apertura, la nuova libreria diocesana “San Marziano” ha ospitato il primo evento editoriale e lo ha fatto in grande stile e giocando “in casa”. Il 12 luglio è stata presentata la nuova opera di Matteo Colombo, direttore dal 2019 del nostro settimanale, intitolata Forse non è il caso, pubblicata dalle edizioni San Paolo che raccoglie una selezione di suoi editoriali, usciti dal novembre 2019 al febbraio 2025. Giocando con le parole, si può dire che era proprio il caso che questo testo fosse il primo evento per la “San Marziano”, che è nata grazie alla volontà del vescovo e di un gruppo di persone, coordinate da Luisa Iotti, che fin dall’inizio ha deciso di affrontare una sfida importante come quella di aprire una libreria religiosa in città. Sabato scorso l’evento è stato davvero un grande successo di pubblico e la libreria piena di persone, che si sono riversate addirittura all’esterno, è stato sicuramente un ottimo auspicio per il suo futuro. Alla presentazione, insieme all’autore, sono intervenuti Giancarlo Albini, presidente della Fondazione della Comunità della Provincia di Pavia e il vescovo Mons. Guido Marini. A introdurre gli ospiti è stata Luisa Iotti che ha ringraziato i presenti e i suoi collaboratori. Il presidente Albini, che ha preso per primo la parola, dopo aver rivolto un saluto affettuoso a Matteo, ha messo in evidenza alcuni aspetti stilistici e strutturali degli editoriali del direttore che nei suoi scritti, pur riferendosi a eventi ben circostanziati, amplia lo sguardo e permette di comprendere meglio la realtà. Ha definito il suo stile “diretto, colloquiale, caldo”. «L’autore – ha aggiunto – non si nasconde dietro una voce impersonale: parla in prima persona, ci mette la faccia, ci racconta cosa pensa e come si sente. Non impone le sue opinioni, ma ci invita a pensare insieme. Alterna momenti di tono giornalistico a passaggi più lirici, più riflessivi. Si muove tra registri diversi con leggerezza e na- turalezza, come chi sa parlare al cuore senza rinunciare alla testa». Colombo, secondo Albini, «mostra una maturità narrativa e morale rara nel panorama del giornalismo d’opinione e il suo messaggio più bello è che il giornalismo, quando è ben scritto, è anche un atto d’a- more. Per le storie, per le persone, per la lingua». Matteo Colombo, dopo aver salutato tutti i numerosi presenti tra cui il vicario generale don Francesco Larocca, il sindaco di Broni Antonio Riviezzi, don Franco Tassone direttore della Caritas di Pavia, Nicolò Castellini consigliere del Comune di Tortona, Cesare Raviolo presidente della Fondazione “Igino Bandi”, editrice del giornale e dopo aver ringraziato i due vescovi Mons. Guido Marini e Mons. Vittorio Viola che lo hanno accompagnato in questi anni, ha espresso gratitudine a Luisa Iotti e al personale della libreria per l’accoglienza ricevuta. Molto interessanti gli spun- ti di riflessione che ha regalato al pubblico. Innanzitutto, ha esortato ad apprezzare e a ricordare tutte le prime volte che si presentano nella vita di ciascuno, ha spiegato la genesi del titolo del suo libro, nato grazie al supporto di Albini e del vescovo Mons. Marini. Ricordan- do con affetto i suoi illustri predecessori don Pier Giovanni Agnes e don Pier Giorgio Pruzzi, ha sottolineato la sua volontà di ritrovare tracce dell’insegnamento evangelico nelle cose di tutti i giorni e si è detto convinto «della presenza del Signore nelle cose del mondo e del fatto che seguire Lui sia veramente l’unica strada che porta alla vera felicità». L’autore, poi, ha messo in risalto l’importanza del tempo che scandisce il lavoro nella redazione e la stesura dei suoi articoli che sono sempre ispirati a fatti avvenuti intorno a noi. Infine, Colombo ha letto l’editoriale pubblicato l’8 agosto dello scorso anno, che è un vero e proprio racconto lirico, capace di commuovere e di far riflettere. Mons. Marini, da parte sua, ha messo in evidenza l’amicizia sincera e limpida instaurata con il direttore, grazie all’intensa collabo- razione con il settimanale diocesano e la redazione e ha evidenziato due aspetti. Il primo, citando il Trattato dell’amore di Dio di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, è la capacità di Matteo di essere breve e conciso, aspetto che sicuramente è molto apprezzato dai lettori. E poi la capacità di avere uno sguardo di fede e di speranza, «che si erge al di sopra della cronaca e comunica qualcosa che rimane». Il vescovo, poi, ripetendo un’e- spressione di Giuseppe Giusti che diceva “Fare un libro è men che niente se il libro fatto non rifà la gente”, si è detto sicuro del fatto che Forse non è il caso «potrà rifare chi lo legge, perché ciò che ci trasmette è qualcosa che edifica la vita, il cuore, l’intelligenza». «Il lavoro di Matteo – ha concluso – è fatto di tante parole che sono in qualche modo l’eco della parola eterna che è la parola stessa di Dio». Sicuramente chi lo leggerà troverà al suo interno tutto questo e scoprirà la bellezza e la profondità dell’animo del direttore che ha preso per mano Il Popolo, come ha fatto con il suo bambino Pietro, e lo sta guidando con passione e con fermezza attraverso le sfide dell’oggi.

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *