Il potere di uno sguardo amico
Imparare a offrire un panino è solo il primo passo verso il dono puro
DI LUIGI MARUZZI
Strani questi uccellini. Stanno cinguettando da oltre un’ora e sono sicuro che non la smetteranno prima di avermi visto uscire, ancora scalzo, sul balcone. Poi però, quando scendo per prendere la macchina – accidenti a loro! – scompaiono dalla circolazione. Sotto sotto fanno bene a tenersi a distanza. Sanno benissimo che se ho la luna storta, ne catturo uno e provo a tenerlo sul palmo di una mano comprimendolo con una certa forza. Poi gli dico alla De Niro: «Ehi, piccolo pennuto, hai mica paura di me?». Una carezza francescana e… toh! la spintarella d’incoraggiamento. All’angolo fra il viale dei pullman e l’accesso alla stazione, un senzatetto ha appena vomitato. La reazione provocata da una birra di troppo dentro uno stomaco maltrattato da cibo aggressivo e pasti irregolari, è solo il primo cartello di una segnaletica che, fermata dopo fermata, mi porterà a percorrere insieme a masse di soci una nuova Via Sacra Langobardorum con i punti cardinali invertiti. Prima di salire in carrozza, sotto la tettoia in stile vagamente liberty con copertura a onduline, trovo ancora sistemati per terra i sacchi a pelo abbandonati da proprietari anonimi intenti a fruire dei bagni in stazione. Mentre sto pensando alla solidarietà, il capotreno fischia per annunciare la partenza imminente del treno, giusto l’alibi che ci voleva. Eccoci arrivati a destinazione. L’importanza del posto s’impenna fino a toccare la vertiginosa altezza dei suoi grattacieli, ma sul dorso della collinetta che annuncia la maestosità di un prestigioso albergo il prato è coperto a chiazze. Si distinguono facilmente alcuni rider con gli attrezzi del mestiere, biciclette e zaini dai colori troppo fosforescenti per garantire un minimo di riservatezza, qualche ora di riposo sorvegliato. Una cosa è certa, nessuno di quei disperati è come Flag. Lui viene in centro per chiedere l’elemosina, non fa nulla per attirare i passanti. Il suo unico manifesto promozionale è la bandierina installata nel cestello posteriore della bicicletta che conduce a mano tutte le mattine. Resto in piedi per alcuni secondi, indeciso se dargli una moneta o una banconota. Ma poi, pensando al suo handicap (è quasi cieco), mi chino per fargli capire che il pezzo di carta non è falso. Succede qualcosa che non avevo previsto, le nostre mani s’intrecciano e non riescono a sciogliersi. Flag vorrebbe raccontarmi tutta la sua storia, il mio gesto si trasforma in qualcosa di meno patetico. La carità mi spaventa un po’, e un po’ mi attira. Tornando in ufficio, mi imbatto nel protagonista di un triste spettacolo. Sono mesi che lo vedo mentre parla da solo e inveisce contro il cielo. «Ormai ho deciso, oggi vado dal numero Uno». «Presidente, possiamo fare qualcosa per un povero cristo accampato a pochi metri dai nostri uffici?». E lui, aprendosi a un sorriso severo ma leggermente ironico e affettuoso, finisce per benedire la mia iniziativa. Con l’autorizzazione in tasca, mi avvio verso la Centrale. Di rientro dal capoluogo, passo a comprare il latte sperando che lo spaccio non abbia già chiuso. Nonostante le abluzioni mattutine l’odore dei barboni è ancora più persistente nei posti ristretti come un piccolo supermercato. Appena lo avverto sono tentato di rinunciare ma sarebbe una scelta vigliacca. E così – senza neppure volerlo – comincio a comprare gli stessi prodotti che comprano pure loro. In realtà, non sono l’unico che guarda quei tipi in modo diverso. Ci sono le cassiere, ad esempio, disponibili in qualsiasi momento a cancellare le tracce del loro passaggio (chissà perché, urtano sempre contro qualcosa). Adesso vado a recuperare la macchina. Entro nel parcheggio a silos. Faccio per salire le scale a piedi e mi accorgo di certi movimenti. Sono in due, li sorprendo sui gradini. Quasi si vergognano di consumare la loro cena improvvisata. È bastato incrociare i nostri sguardi, capiscono che voglio solo raggiungere il piano superiore. A casa posso concedermi un telegiornale in pace, purtroppo quasi finito, siamo alle notizie culturali. A Roma nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù viene esposto il Cristo velato scolpito dall’artista salentino Albino Sirsi. Ispirata alla più famosa opera di Giuseppe Sanmartino, la scultura di Sirsi non riesce a contenere la propria bellezza nei confini della devozione religiosa, la sua “deposizione laica” sembra volerci ricordare quanto sia impossibile coprire l’ingiustizia mediante un sudario, la verità riesce a trapassare la materia fino a realizzare uno scambio di nature tra pelle umana e tessuto. Prima di andare a dormire ripenso al patchwork delle immagini immagazzinate oggi. Una confusione unica, al posto degli uccellini sono comparsi Flag e tutti gli altri. Potrei lasciarmi andare a buoni sentimenti e invece resto serio. Non stringerò mai più con forza un uccellino sul palmo di una mano, neppure per scherzo. Promesso.
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