Bambini in moschea

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Di Ennio Chiodi

L’apparenza inganna. Inganna in particolare chi vuole essere ingannato e usa filtri ideologici che non consentono di os- servare in profondità, oltre le prime impressioni. La foto di un gruppo di bambini di una scuola dell’infanzia di Ponte Priula in provincia di Treviso, inginocchiati in una moschea realizzata dalla comunità musulmana in un capannone della vicina zona industriale, ha fatto gridare allo scandalo e alla provocazione. «Sono immagini che fanno gelare il sangue» – hanno dichiarato alcuni esponenti leghisti, denunciando una presunta volontà di “indottrinamento” di bambini costretti a inginocchiarsi in preghiera in direzione de La Mecca. Nulla di tutto questo, come hanno spiegato gli insegnanti, i dirigenti scolastici, il parroco don Andrea e gli stessi genitori, che hanno approvato l’iniziativa di far vivere ai bambini della scuola “Santa Maria delle Vittorie”, paritetica di ispirazione cattolica, un’esperienza di conoscenza e di condivisione. In quella zona della Marca Trevigiana, ricca di industrie e servizi, vive e lavora una importante comunità straniera di fede musulmana e non solo, i cui figli frequentano regolarmente anche quella scuola materna. Condividono con i bambini “italiani”, senza forzature e nel rispetto reciproco, anche momenti religiosi, come l’allestimento del presepio, la preparazione delle celebrazioni liturgiche in alcuni periodi dell’anno e il segno della croce che i bimbi musulmani vedono fare dai loro compagni cattolici. Le scuole materne hanno come missione educativa quella di accompagnare l’esperienza dei piccoli che si affacciano al mondo della formazione, nell’am- biente e nei contesti sociali e culturali o “multiculturali” in cui crescono. Con questo intento bambini e bambine hanno visitato, ben accolti, il luogo di preghiera dei loro amici e compagni musulmani. Nello spirito di reciprocità, tanto invocato da buona parte della politica, hanno osservato e imparato qualche cosa in più. Non erano in preghiera di un Dio che non conoscono né rivolti verso un luogo sacro di cui ignorano l’esistenza. Hanno imitato, rappresen- tato, i gesti dell’imam Avnija che, senza alcuna volontà di subdola conversione, mostrava loro cosa fanno i piccoli musulmani quando pregano. Conoscersi e comprendersi per vivere meglio insieme: interessante e divertente. La scuola dell’infanzia di Ponte Priula – come molte scuole paritarie, che svolgono un compito di sussidiarietà spesso poco riconosciuto – è un esempio di libertà e di indipendenza, in un mondo più complesso e magari migliore di quello descritto con tratti ideologici divisivi che chiudono e separano, lasciando poco spazio alla speranza e a spazi di convivenza serena e produttiva.

enniochiodi [at] gmail.com

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